Retinopatia diabetica e diagnosi precoce: ruolo di VEGF-R

La retinopatia diabetica è un disturbo dell’occhio che è più frequente nei pazienti con diabete di tipo 1. La malattia si manifesta prima con un danno alla piccola circolazione dell’occhio. Il danno stimola la risposta naturale delle cellule danneggiate a produrre il fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF), una molecola coinvolta nel mantenimento dei vasi già presenti e nella produzione di nuovi vasi. Nelle persone con diabete, tuttavia, la produzione di questo fattore di crescita è elevata e i nuovi vasi crescono in modo  incontrollato, andando a “soffocare” il tessuto della retina con un danno della capacità visiva. Una diagnosi tempestiva della retinopatia diabetica è quindi essenziale per arrestare il meccanismo patologico prima che si raggiunga il danno irreversibile alla vista.

Ali Hafezi-Moghadam e colleghi, in una rieyecerca condotta presso il Brigham and Women Hospital di e la Harvard University di Boston, in Massachussets (USA), hanno cercato di individuare con l’uso dell’imaging molecolare dei possibili biomarcatori che aiutino ad anticipare la diagnosi di retinopatia diabetica. Nello studio, pubblicato su FASEB Journal, i ricercatori hanno utilizzato sia in modelli animali di diabete che sani delle sonde molecolari marcate con un fluorescente in grado di dare risultati sia quantitativi che qualitativi (come la distribuzione o le proprietà di legame della molecola identificata) sulla presenza di molecole espresse in particolari condizioni. Nei modelli di diabete, le sonde hanno identificato una elevata quantità di del recettore 2 del VEGF (VEGFR-2) concentrate soprattutto nei piccoli vasi, mentre nei controlli le sonde hanno dato un segnale diffuso. L’interazione delle sonde con le pareti dei piccoli vasi ha rivelato la presenza di molecole bersaglio specifiche, quei possibili biomarcatori in grado di diagnosticare la retinopatia diabetica in stadio precoce.

“Il mio obiettivo è quello di creare uno strumento clinico versatile che avvisi di un processo patologico proprio quando avvengono i primi cambiamenti molecolari”, afferma Hafezi-Moghadam. “Questo fornirà quindi ampie opportunità di agire, al contrario che riconoscere semplicemente che ci sia un danno strutturale per cui non possiamo fare nulla”.

Alessandra Gilardini

Fonte: FASEB Journal