18/06/2004 Rawalpindi

18/06/2004 Rawalpindi

Eccomi qui, il secondo giorno in Pakistan – dopo un lungo viaggio da Wales a Peshawar e poi con un minibus fino a Rawalpindi, dove alloggiamo all’Hotel Shalimar. In questo momento Sara e Giampaolo (il capo spedizione) sono presso l’ufficio ministeriale di Islamabad per richiedere i permessi per il Broad Peak, i permessi per il trekking, permessi per il telefono satellitare, permessi per questo e quello e altro ancora!

C’è molta umidità qui con una temperatura superiore ai 30°. Il volo da Milano a Doha (Qatar) è stato entusiasmante, in “compagnia” del leggendario Kurt Diemberger il quale affronterà con un’altra spedizione italiana, la salita al Campo Base del K2, in occasione dell’anniversario della I° ascensione.

Il viaggio via terra in Pakistan è a dir poco “eccitante” – il codice della strada sembra inesistente (almeno così appare ai visitatori occidentali) e la legge Darwiniana vige – i più sonori corni vibranti sono spesso i più favorevoli per portarli a destinazione – comunque in alcuni casi il loro arrivo in “paradiso” può essere accelerato quanto precoce.

Ogni metro quadro dell’highway è occupato con qualcosa che si muove, dai gruppi di operai che tagliano l’erba (beh, veramente usando una “falce” per tagliare i vari cespugli fra i tumuli di terreno sporco) a quelli che appiccicano i manifesti (non nella solita maniera, con colla da muro e scale, ma usando 10 uomini e un paranco fatto di corde lanciate sopra e dall’altra parte), alle biciclette che ricercano l’equilibrio, sovraccariche di pile di materiale da vendere.

A quanto pare non siamo in grado di trovare posto in un volo da Islamabad a Skardu, in quando ci sono solo due voli questa settimana e sono già tutti prenotati – così noi stiamo digrignando i denti, incrociando le dita, e da domani si viaggerà via terra attraverso la nota Karakorum Highway.

La scorsa notte il gruppo ha fatto il primo briefing, con Giampaolo che si assicura che ognuno abbia familiarità con tutti i dettagli riguardanti i tre alpinisti diabetici d’alta quota – io, Marco Peruffo e Daniele Mirolo. La Minimed ci ha fornito di 3 piccoli kit sottocutanei che useremo durante il trekking e in altitudine, per la misurazione continua dei livelli del glucosio nel sangue; i dati immagazzinati verranno poi scaricati in un PC che ci fornirà quotidianamente il profilo del livello dello zucchero nel nostro sangue.

Dei 30 componenti del nostro gruppo, 11 sono alpinisti di alta quota e il resto sono trekkers che saliranno al Campo Base ad un’altitudine di 4800 mt. i quali poi, tempo e condizioni permettendo, attraverseranno il suggestivo passo di Gondogoro La per scendere giù ad Hushe.

Ieri pomeriggio abbiamo visitato il Bazar di Raj. Siamo emersi dalla protettiva frescura dell’aria condizionata del nostro veicolo, per essere accolti dall’aria umida mescolata ad odori dolci, speziati, fruttati e anche tossici dei diesel, e di fogne aperte e caffè – e sembriamo al momento le uniche facce occidentali in questo posto – uno spettacolo per i locali. Il bazar ci guida giù per stretti e schiacciati vicoli pieni di minuscoli negozi stipati di merce diversissima, dalle lattine di alluminio riciclato a mucchi di erbe e spezie colorate, dai scintillanti e adorni indumenti nuziali confezionati a mano ai vestiti di seta e cotone multicolori. Siamo stati seguiti da una miriade di mendicanti che conoscono una varietà di parole inglesi per chiedere l’elemosina: dai “plis, syr” ai gemiti di chi non è in grado di parlare. E’ stato difficile affrontarli specialmente perché il nostro benessere economico è così evidente attraverso anche solo gli oggetti, come una telecamera, che vale sicuramente molto più di qualsiasi cosa loro abbiano mai posseduto.

Adesso dobbiamo andare, fine del primo aggiornamento. A presto.

Nikki Wallis

ADIQ