29/07/04. Una possibilità di salita
Non bisogna mai credere che le decisioni prese siano assolute o finali. Giusto 4 giorni fa eravamo in attesa dei portatori, con i nostri bagagli ben impacchettati e pesati quando è giunto il bel tempo. Almeno così sembrava. Forse durerà poco, o nulla, ma da alcuni giorni il vento soffia da nord e ha portato il sole, anche se la temperatura rimane fredda. Preso da un impeto di angoscia, di rabbia, di delusione e speranza, chiedo al nostro Ufficiale di collegamento se possiamo fermarci ancora qualche giorno e provare a salire un’ultima volta. E’ un momento psicologico difficile per noi: dover riaprire i bagagli rimettersi in gioco costa molta fatica. Con mia sorpresa il Capitano Hamid concede a soli 3 di noi di poter effettuare questo tentativo mentre gli altri devono iniziare il ritorno con i portatori già arrivati al CB. Altro momento difficile: spaccare il gruppo e scegliere 3 persone che rimangono quando tutti vorrebbero rimanere non è cosa poi banale. Tutti hanno lavorato e prestato la loro opera nei limiti ad ognuno concessi, ma ora bisogna decidere se si vuole provare. Di comune accordo escono i nomi di Marco, Beppe ed il mio per questo ingrato compito ma tutti sono con noi e ci incoraggiano a provare. E’ così che alle 6.00 del mattino facciamo colazione tutti assieme ma per alcuni inizia poi il rientro attraverso il passo del Gondogoro e per noi tre inizia una possibilità di salita oramai più sperata. Il 27 luglio saliamo di ben 1400 metri, fino al Campo 2 e portiamo con noi tenda, viveri ed equipaggiamento personale, con un carico di 16/18 kg, visto che alcuni giorni prima avevamo ripulito la montagna di tutte le nostre cose. Con noi viene anche il portatore Olang che ci aiuta in questo faticoso percorso. Il 28 luglio saliamo verso il Campo 3, collocato a circa 7.300 metri. Al mattino il tempo è ancora bello, anche se il vento non soffia più da nord, come nei giorni precedenti. All’orizzonte compaiono cose che non c’erano prima. Il procedere è faticoso perché il pendio è sempre ripido e le distanza lontane. Nel pomeriggio , quando montiamo la tenda con l’ultimo sole, le nuvole hanno occupato una buona parte del cielo ed anche de fondovalle.
Ci guardiamo ma non pronunciamo parola più per scaramanzia che per esternare la realtà. A mezzanotte un ticchettio mi sveglia ma non è l’orologio che avevamo impostato. Nevica ancora e soffia il vento. Decidiamo di non decidere e rinviamo di alcune ore la partenza. Nulla cambia, anzi peggiora. Alle 7.00 del mattino, quando smontiamo la tenda, sono circa 40cm di neve fresca che avvolgono gli scarponi ed ancora nevica. E’ una corsa verso valle, con i nostri zaini pesanti, con le speranze ancora una volta deluse, con il nulla in mano. E’ una corsa veloce perché in meno di 4 opre scendiamo i quasi 2500 metri che ci separano dalla tenda del CB. Ancora 750 metri verso l’alto ed eravamo in vetta, ancora un giorno di sole e realizzavamo il nostro obiettivo. Invece siamo qui al CB, e questa volta chiudiamo i bidoni per questa fine d’esperienza al Broad Peak.
Non siamo stati fortunati o forse non siamo stati bravi a scegliere il momento giusto. Ma c’è stato mai un momento giusto? Il brutto tempo c’è stato comunque veramente e ci ha perseguitato ancora per 4 giorni, rovinandoci anche la traversata del passo del Gondogoro e solo ad Islamabad, nella calda città pakistana, ci ha lasciato rivedere il sole.
Giampaolo