90 km di sci di fondo con il diabete

Il mio viaggio a Vasaloppet

Era parecchio tempo che sognavo di partecipare alla Vasaloppet e soprattutto di visitare questo paese, la Svezia, in cui lo sci da fondo, il mio sport preferito è l’attrattiva nazionale.

E’ giovedì a mezzogiorno quando il nostro aereo atterra nella fitta nebbia di Stoccolma. Controllo che i miei sci siano ancora intatti e poi partiamo per Mora, città in cui arriva la gara, situata 350 km più a nord della capitale. La strada che percorriamo è immersa nella foresta di abeti e betulle ancora paralizzati dall’ultima nevicata.
Sono le 5 passate quando arriviamo a Mora, ci sistemiamo nell’appartamento che avevamo prenotato e ci rechiamo allo stand per ritirare il nostro pettorale. Ho il 15738 e dovrei partire nel decimo gruppo, un suicidio visto il numero dei partecipanti ma poi esibisco la classifica della mia ultima Engadin-skimarathon (gran fondo valida per la coppa del mondo) e mi viene sostituito con il 221 del gruppo élite cioè il primo.

La mattina del venerdì è una splendida giornata, affacciato alla finestra noto che l’umidità dei giorni precedenti si è cristallizzata attorno a qualsiasi cosa e nonostante il sole sia già arrivato da un pezzo fatica a scongelarla. La temperatura è di -15°. Approfitto per scattare qualche fotografia, dopo di che ci spostiamo nella parte centrale del percorso per visionare le salite che dovremo affrontare durante la competizione. Percorriamo circa 30 km del tracciato che porta dal paesino di Risberg a quello di Oxberg affascinati dall’ambiente e dalla cura che adottano nel battere le piste. Nel pomeriggio visitiamo la città con la sua architettura scandinava e le sue vie principali affollate e ricche di negozi e quello che ci sembra strano è veder passeggiare la maggior parte delle persone muniti di sci e bastoncini.

Il sabato mattina ci dedichiamo alla prova dei materiali e delle sciolina, mentre nel pomeriggio chiediamo consigli alla gente del luogo e paraffiniamo gli sci. A cena abbondiamo con i carboidrati, 2 patti di spaghetti portati dall’Italia ed una fetta di crostata e alle ore 21 siamo già tutti in branda, il mattino dovremo svegliarci molto presto per poter arrivare per tempo sul luogo di partenza.

Alle 3,30 suona la sveglia, faccio colazione, mi metto la tuta da gara, il numero, infilo le ultime cose nello zaino e mi trasferisco a Salen con un furgone insieme ai miei compagni, dove alle h. 8 avverrà la partenza.

Anche se è molto presto troviamo parecchio traffico ed impieghiamo più di due ore per arrivare a destinazione. Sono le sei, è ancora buio, ma parecchi concorrenti hanno già preso posizione. Per fortuna grazie ai risultati delle gare disputate negli ultimi anni mi è stato assegnato il primo gruppo che mi farà sicuramente evitare le fastidiosissime code dei primi chilometri.
La cannonata dello start è qualcosa di unico, le 18.000 persone che si muovono tutte insieme fanno quasi tremare il terreno, cerco di prendere la salita tra i primi ossessionato dal pensiero di cadere ed essere travolto. Tutto va per il meglio ed in cima alla salita sono tra i primi 100. Pur avendo gli sci rallentati dalla troppa sciolina non demordo, e dopo qualche chilometro mi ritrovo insieme all’amico di Sormano Innocente con cui affronterò tutta la gara per poi arrivare insieme al traguardo. L’emozione è grandissima e mi fa quasi dimenticare la fatica. Mora è affollata di tifosi giunti da tutta la Svezia per assistere a quest’evento che riporta sulle orme dell’impresa eroica compiuta dal re Vasa nel lontano 1520 per salvare il suo popolo dall’invasione danese. Dopo la gara ci rifocilliamo alla mensa, scattiamo qualche foto al monumento del re Vasa e torniamo nel nostro appartamento per un meritato riposo.
La sera soddisfatti ed orgogliosi d’aver portato a termine una gara così dura e faticosa festeggiamo tutti insieme promettendoci che un giorno ritorneremo per vivere ancora un’esperienza così emozionante e singolare.