Suggerimenti, consigli, ricerche più o meno serie e vere e proprie mode su cosa e come dovrebbe mangiare un paziente diabetico invadono il web, tanto che spesso è difficile scegliere e capire quale sia la fonte più attendibile. Partendo dal presupposto che la miglior risorsa che si ha a disposizione è il proprio diabetologo, possiamo comunque prendere in considerazione alcune ricerche sull’alimentazione, recentemente portate all’attenzione dai media.
Un team di ricercatori provenienti da tutta l’Europa, con l’Italia rappresentata da Salvatore Panico dell’Università Federico II di Napoli e guidato dai ricercatori dell’Imperial College di Londra, ha infatti pubblicato su Diabetologia uno studio sulle bibite zuccherate, “pericolose” non solo per chi sa già di avere il diabete, ma anche per coloro che in una situazione di buona salute senza importanti patologie ne consumano in quantità eccessive, come fosse acqua, senza prendere in considerazione ciò che si nasconde in un bicchiere di liquido colorato, frizzante e spesso dolciastro. Chi beve una bibita zuccherata al giorno, nella quantità di una lattina (pari a circa 330 ml), corre un rischio maggiore, il 22 per cento in più, di ammalarsi di diabete. In una lattina della bibita più nota ci sono infatti circa 40 grammi di zucchero, pari a 10 zollette. Per prevenire quindi l’insorgenza del diabete di tipo 2 è fondamentale ridurre anche il consumo di queste bevande.
Di natura opposta è il contributo del caffè (verde, ossia che non ha subìto il processo di torrefazione ad alte temperature): il suo estratto infatti aiuta il controllo del peso e il livello di zuccheri, utile quindi per addomesticare il diabete di tipo 2. Questo risultato è stato presentato al 245th National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS) che si tiene dal 7 all’11 aprile 2013 a New Orleans, dove gli scienziati coinvolti hanno individuato nell’acido clorogenico – un componente dell’estratto di caffè verde – alcune proprietà antiossidanti che possono funzionare non solo contro i processi di invecchiamento, ma anche nel controllo della patologia diabetica. Questa “sostanza” non si trova solo nel caffè verde, ma anche nella frutta (mele, ciliegie, prugne …) e nelle verdure. In uno studio precedente gli stessi ricercatori avevano scoperto che la sua assunzione aveva fatto perdere circa il 10 per cento del pero corporeo di individui sottoposti alla sperimentazione.
Ricordiamoci che nessuna molecola è di per sé miracolosa, in grado di sostituire da sola un corretto regime alimentare o addirittura la terapia opportuna per la propria tipologia di diabete. Evitiamo quindi di affidarci troppo a integratori e pillole del benessere e ricominciamo semplicemente a mangiare in modo sano.
Eleonora M. Viganò