Un’ora al giorno di movimento
Un autorevole rapporto statunitense propone un modello di esercizio fisico e sportivo regolare per bambini e adolescenti, documentandone i benefici per la salute e l’efficacia nella prevenzione di molti problemi, diabete compreso
Recentemente è stato pubblicato negli Stati Uniti, a cura del Comitato sulla attività fisica e sulla educazione fisica in ambiente scolastico dell’Istituto di medicina (Institute of medicine o Iom), a sua volta espressione della National academy of sciences, un rapporto in cui si documentano in dettaglio le modalità di realizzazione di un modello di educazione dei bambini e degli adolescenti nelle scuole a una attività fisica adeguata (cfr. Iom – Institute of medicine 2013. Educating the student body: taking physical activity and physical education to schools. Washington, DC: The National academies press).
Gli autori rilevano come l’attività fisica del bambino abbia un ruolo centrale nel mantenimento della salute: una funzione che va al di là del controllo del peso corporeo e della prevenzione della obesità e del sovrappeso e che si estende anche nella vita adulta. È infatti dimostrato come il difetto di attività fisica aumenti il rischio di malattie cardiache, cancro del seno e del colon, diabete, ipertensione, osteoporosi, ansietà e depressione. Accanto ai vantaggi a lungo termine derivanti dalla attività fisica, vanno sottolineati gli effetti benefici rilevabili già in età infantile e adolescenziale, riferibili, oltre che a una minore adiposità e a una maggiore forza muscolare, al miglioramento di parametri cardiovascolari e metabolici, alla maggiore densità ossea e a una maggiore stabilità psicologica con aumento del senso di autostima e dello stesso rendimento scolastico.
Per questo il rapporto ritiene che le scuole debbano assicurare a bambini e adolescenti almeno 60 minuti di attività fisica moderata-intensa ogni giorno, inserendo, all’interno di questo programma, anche attività organizzate nel doposcuola o, comunque, monitorate dalla scuola stessa. Attualmente, invece, negli Stati Uniti -ma la situazione non è certo migliore nel nostro Paese- l’attività fisica realmente svolta non raggiunge neppure il 50% di quella desiderata.
È inoltre importante che i programmi di educazione fisica abbiano un ruolo centrale nel curriculum scolastico, che non siano sacrificati a vantaggio di altre materie di studio e che le scuole siano fornite degli strumenti (palestre, aree di giuoco, eccetera) che consentano l’effettiva realizzazione del programma.
di Paolo Brunetti
AUMENTA LA RESISTENZA INSULINICA NEI BAMBINI
I rischi dell’aria inquinata: uno studio tedesco (Thiering E et al. Long-term exposure to traffic-related air pollution and insulin resistance in children: results from the GINIplus and LISplus birth cohorts. Diabetologia 2013, published on line) ha messo in evidenza come l’esposizione all’inquinamento atmosferico da polveri sottili (Pm10) derivate dal traffico stradale di bambini di 10 anni di età si associ a un aumento della resistenza insulinica. Un fenomeno simile, con aumento della resistenza insulinica, infiammazione viscerale e obesità, era stato osservato in modelli animali esposti per un certo periodo a una atmosfera ricca di microparticelle (Pm) come quelle prodotte nei processi di combustione (motori a scoppio, impianti di riscaldamento, attività industriali, inceneritori, centrali termoelettriche), ma anche per effetto di usura di pneumatici, azione dei freni, asfalto, incendi boschivi eccetera.
Studi recenti hanno anche dimostrato come l’esposizione all’inquinamento atmosferico influenzi lo sviluppo e la progressione della aterosclerosi, verosimilmente attraverso l’attivazione di stress ossidativo e di una infiammazione subcronica nelle cellule endoteliali e nei macrofagi. Del resto, gli stessi meccanismi sono anche alla base dello sviluppo del diabete di tipo 2 attraverso la mediazione della resistenza insulinica. Vi sono perciò tutti i presupposti per ritenere che l’esposizione all’inquinamento atmosferico possa essere annoverata fra le cause che conducono alla resistenza insulinica e al diabete di tipo 2.
Lo studio degli autori tedeschi ha incluso 397 bambini di 10 anni di età e di identico indice di massa corporea di cui era noto il luogo di nascita con i relativi parametri di inquinamento atmosferico. È stata rilevata una correlazione tra il grado di resistenza insulinica valutata con il metodo Homa-R e il livello di esposizione alle Pm10 (particelle di diametro eguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro) e al biossido di azoto. A ulteriore conferma del ruolo dell’inquinamento atmosferico nel ridurre la sensibilità all’insulina, gli autori hanno anche rilevato che la correlazione fra i due fenomeni era tanto più evidente quanto più vicina era l’abitazione a una strada di maggior traffico.