ATTUALITÀ – COMBATTERE LE CATTIVE ABITUDINI

E alzati da quella sedia: stare troppo tempo seduti aumenta il rischio di diabete e di eventi cardiovascolari. Per contro, fare più movimento, anche lento, ogni giorno consente un migliore equilibrio glicemico e aiuta a prevenire i problemi. Lo conferma un recente studio inglese.

Una meta-analisi eseguita dalla dottoressa Emma G. Wilmot della Università di Leicester (Regno Unito) ha confermato e quantificato la stretta relazione esistente fra sedentarietà e rischio di insorgenza di diabete, eventi cardiovascolari e morte. La meta-analisi ha compreso 18 studi per un totale di 794.577 partecipanti. Confrontando il tempo più lungo di sedentarietà con il più breve, è emerso che i soggetti più sedentari avevano un rischio relativo di sviluppare il diabete doppio, un rischio maggiore di 2,5 volte di subire eventi cardiovascolari e un aumento del 90% del rischio di morte cardiovascolare e del 49% per morte da ogni causa.

Quando si parla di sedentarietà ci si riferisce al tempo che si passa stando seduti. Si calcola che, grazie alle varie opportunità fornite dalla società moderna, quali l’uso dell’auto, della televisione e  del computer, un adulto trascorra il 50-60% del suo tempo in modo sedentario, cioè stando seduto. La posizione seduta influenza il modo con cui il nostro organismo metabolizza il glucosio. Quando siamo seduti, i muscoli rimangono inerti e ciò determina la comparsa di una resistenza insulinica. È stato dimostrato che i soggetti che rimangono seduti dopo aver mangiato hanno una glicemia superiore del 24% rispetto a coloro che camminano anche lentamente dopo un pasto.

Fra i consigli che classicamente si danno per un corretto stile di vita vi è anche quello di fare ogni giorno almeno una camminata a passo svelto della durata di circa 30 minuti. Questa indicazione è assolutamente corretta anche perché derivata dai risultati degli studi che hanno dimostrato la possibilità, in questo modo, di prevenire la progressione dal prediabete al diabete. Tuttavia, un’attenzione altrettanto importante dovrebbe essere rivolta a come trascorriamo le restanti 23 ore e mezzo residue. In altri termini, non basta consigliare soltanto di svolgere una attività fisica programmata ma è necessario raccomandare anche di ridurre il numero delle ore che si trascorrono seduti. Lo stare in piedi o svolgere anche modesti movimenti nell’ambito della casa o dell’ufficio serve a evitare i rischi della immobilità e quindi il rischio di sviluppare diabete e di andare incontro a complicanze cardiovascolari. Per approfondire: Wimot EG, Edwardson CL, Achana FA, et al. Sedentary time in adults and the association with diabetes, cardiovascular disease and death: Systematic review and meta-analysis – Diabetologia 2012; 55:2895-2905.

Paolo Brunetti


DORMIRE 6-7 ORE MIGLIORA LA GLICATA

Il sonno giusto

Uno studio giapponese (Toshiaki Ohkuma et al., Impact of sleep duration on obesity and the glycemic level in patients with type 2 Diabetes mellitus, The Fukuoka diabetes registry. Diabetes Care 2012; published on line August 22, 2012) ha analizzato il rapporto fra la durata del sonno da un lato e il controllo glicemico e il peso corporeo dall’altro, in una ampia coorte di circa 5000 diabetici di tipo 2. È emerso che una durata del sonno di 6,5-7,4 ore si associa con i livelli più bassi di emoglobina glicata e con la minore incidenza di obesità.

Il controllo metabolico peggiora e l’incidenza di obesità aumenta nei gruppi di pazienti che avevano dichiarato una durata del sonno inferiore o superiore a quella indicata. In altri termini, l’associazione della durata del sonno con l’emoglobina glicata e con l’obesità è una associazione a “U”. Questa associazione rimane anche dopo aver eliminato alcuni fattori confondenti come l’apporto totale di energia o la presenza di sintomi depressivi. In sintesi, un buon sonno aiuta a mantenere buoni livelli di glicemia e a evitare il sovrappeso.