Aumenta in Italia l’uso dei device tecnologici per la gestione del diabete

Per quanto riguarda l’utilizzo di device tecnologici per la gestione del diabete, nel nostro Paese negli ultimi anni c’è stato un significativo aumento nel loro utilizzo, ma c’è ancora tanta strada da fare: è quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo di Lavoro Diabete e Tecnologia delle principali società italiane di diabetologia (SID/AMD/SIEDP) coordinato dal dott. Dario Pitocco, Direttore UOSA Diabetologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma.

La ricerca scientifica, dal titolo “Organizzazione sanitaria e utilizzo dei dispositivi tecnologici nelle persone con diabete in Italia: risultati dell’indagine del Gruppo di Lavoro Diabete e Tecnologia”, è stata presentata all’ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Diabetologia (SID) e ha analizzato la situazione attuale di oltre 300 centri di diabetologia italiani e 500mila pazienti adulti e bambini su tutto il territorio nazionale, per lo più con diabete di tipo 2 (86,4%).

Sono ormai appurati i numerosi vantaggi offerti dall’utilizzo della tecnologia di una patologia cronica come il diabete: scopo dello studio è stato quello di effettuare una fotografia reale della situazione pre-pandemia in Italia, analizzando l’organizzazione delle strutture sanitarie, la composizione del team diabetologico (che nel 60% dei casi prevede un team multidisciplinare di diabetologi, infermieri e psicologi) e l’uso effettivo dei principali device utilizzati nella gestione del diabete, che attualmente comprendono i sistemi di infusione continua sottocutanea di insulina (CSII – Continuous Subcutaneous Insulin Infusion) e il monitoraggio continuo del glucosio (CGM – Continuous Glucose Monitoring).

Dallo studio è emerso che il 40% dei pazienti con diabete di tipo 1 utilizza sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio, mentre il 24% si affida all’utilizzo di microinfusori per la gestione della terapia insulinica.  Una percentuale che aumenta quando vengono analizzati solo i bambini e ragazzi con diabete di tipo 1, di cui oltre la metà (57%) utilizza il monitoraggio in continuo del glucosio e per più di un terzo indossa il sensore (35%). È stato invece riportato un basso utilizzo di queste tecnologie per quanto riguarda i pazienti con diabete di tipo 2 e donne con diabete gestazionale.

In conclusione, il Gruppo di Lavoro ha messo in luce come la diffusione di questi dispositivi tecnologici sia notevolmente aumentata in Italia tra il 2013 e il 2018; nonostante questo, si evidenzia che “la percentuale di utenti è ancora inferiore a quanto previsto sulla base delle indicazioni cliniche per l’uso della tecnologia”. I principali ostacoli individuati per una migliore diffusione della tecnologia per la gestione del diabete sono il numero inadeguato di professionisti nel team di cura del diabete e le risorse economiche insufficienti.

C’è quindi ancora tanto da lavorare per adeguarsi alle ultime Linee Guida sulla terapia del diabete mellito di tipo 1, promulgate lo scorso marzo dalle più importanti Società Scientifiche diabetologiche italiane in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, che conferivano un ruolo determinante alle nuove tecnologie applicate al diabete e al loro corretto utilizzo all’interno della terapia, riconoscendo come queste possano favorire importanti benefici clinici e alleggerire almeno in parte la gestione quotidiana della malattia.


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