FEDERAZIONE DIABETE GIOVANILE
Campo scuola con test
L’organizzazione e il monitoraggio prima, durante e dopo l’esperienza permette di valutare i miglioramenti che queste iniziative portano nella gestione del diabete. Lo dimostrano i risultati del progetto della Fdg a Marina di Orosei con un gruppo di preadolescenti
La validità dei campi scuola per i diabetici è ormai riconosciuta da parecchi anni e le associazioni ne organizzano regolarmente un po’ dovunque. Ma è anche possibile misurarne l’efficacia educativa e i risultati sulla qualità della vita di chi vi partecipa? La Federazione diabete giovanile, sempre guidata da Antonio Cabras, ci ha provato con un proprio progetto finanziato dal Ministero della Salute e diretto dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
E’ stato così organizzato, la scorsa estate (dal 15 al 21 luglio), un campo scuola nazionale per preadolescenti affetti da diabete tipo 1 in una nota località turistica sarda, Marina di Orosei (in provincia di Nuoro), che è stato condotto e analizzato secondo precise linee-guida, disposte dalla Fdg, che permettessero di tradurre anche in valori numerici e statistici l’esito dell’esperienza, monitorando i bambini prima, durante e dopo il soggiorno. Oggi i risultati, elaborati dall’Ospedale Bambino Gesù, sono disponibili e offrono un quadro sostanzialmente positivo.
Al campo hanno preso parte 74 bambini con diabete di tipo 1, in cura presso vari centri italiani di diabetologia pediatrica, che sono stati accompagnati dalle équipe medico scientifiche di alcuni dei più importanti Servizi diabetologici: il Brotzu di Cagliari, l’ Ospedale di Como, il Cardarelli di Campobasso, il Sant’Orsola di Bologna, l’Unità operativa di Bergamo, il Gaslini di Genova, l’Ospedale di Aosta, il Bambino Gesù di Roma, i Servizi di diabetologia pediatrica di Livorno, Lucca, Lecce. Erano presenti le figure professionali fondamentali: coordinatore medico, assistenti medici, infermiere, dietista, psicopedagogista, oltre alla partecipazione di operatori volontari delle associazioni dei giovani diabetici e/o di allievi (infermieri e dietiste).
All’organizzazione dell’iniziativa hanno collaborato le associazioni locali della Fdg: Adig Sarda, Adig Lazio, Agd Como, Noi Diabetici Bergamo, Adg Genova, Agd Bologna, Fdg Aosta, Agd Lucca, Fdg Livorno, Agd Molise, Agds Lecce.
I candidati sono stati selezionati -spiega la Fdg- sulla base dei seguenti criteri: grado di addestramento e livello di autonomia raggiunto; compliance globale; ambiente socio-economico di appartenenza; valutazione psicopedagogica anche in base alle dinamiche familiari
Uno degli strumenti centrali dell’analisi è stato un test valutativo, sottoposto ai bambini all’inizio e al termine del campo-scuola, per valutare il livello di conoscenza della patologia.
Il test comprendeva numerose domande a risposta multipla, sui tre cardini della terapia: insulina, attività fisica, alimentazione.
Il campo scuola prevedeva poi lezioni teoriche sull’eziopatogenesi, diagnosi, terapia, gestione durante l’attività sportiva, prevenzione dei rischi legati all’ipoglicemia. Inoltre, a tutti i pazienti partecipanti al campo è stata effettuata una valutazione laboratoristica dell’emoglobina glicata al momento della convocazione (nel periodo compreso tra uno e tre mesi prima del campo) e a distanza di 1-3 mesi dalla fine del campo.
E veniamo allora ai risultati. Il primo segnale confortante riguarda il compenso glico-metabolico: il livello medio di emoglobina glicata registrato dopo il campo è risultato significativamente più basso rispetto a quello rilevato prima: si è passati da 8.03% a 7,78 %. Si è constatato -commenta la Fdg- “un netto miglioramento, rispetto ai valori registrati prima della sperimentazione. I bambini hanno dimostrato, un grado di acquisizione delle conoscenze sul diabete più preciso e più valido, sia in riferimento alla alimentazione, sia in merito al ruolo dell’attività fisica nella terapia del diabete”.
Anche l’esito delle risposte al questionario ha dimostrato l’utilità dell’esperienza svolta, in quanto per quasi tutte le domande si sono registrate più risposte corrette dopo che prima del campo ed è stata riscontrata una ottima assimilazione delle lezioni impartite durante il soggiorno. Unica eccezione è la prima domanda, riguardante i vari tipi di insulina, dove non si è registrato nessun miglioramento la piccola percentuale di bambini che hanno risposto correttamente prima del soggiorno al campo non è cresciuta dopo il campo.
In proposito -osserva la Fdg, in sede di bilancio dell’esperienza- “riteniamo che nella fascia di età pre-adolescenziale, in cui normalmente il ragazzo con diabete acquisisce l’autonomia della gestione della patologia (prima completamente a carico delle figure genitoriali) sia necessario un intervento educativo più intensivo, che deve essere iniziato in momenti antecedenti al campo, al fine di rendere il bambino più preparato ad approfondire la conoscenza della patologia e più sicuro nella sua gestione pratica”.