Dove eravamo rimasti? La storia di Alberto e Briquet 4 anni dopo

Una delle cose che preferisco di questo lavoro è avere l’occasione, saltuariamente, di intervistare le stesse persone a distanza di anni.
È un esercizio di memoria che ci ricorda chi eravamo mentre la vita trascorreva.
Che fine hanno fatto quei sogni? E quelle passioni? Sono rimaste? Se ne sono aggiunte altre?
Cosa è cambiato? Chi ero? Chi sono?

Oggi, in questo viaggio, mi conduce Monica, madre di Alberto.
Bisogna fare un salto indietro di 4 anni. Era una primavera calda, molto diversa da quella che quest’anno tarda a sbocciare. Alberto, un ragazzo straordinariamente arguto e sensibile, aveva 13 anni.
Il suo cane, Briquet, gli trotterellava allegramente intorno.
Briquet muoveva i primi passi per diventare un cane allerta diabete, grazie a Progetto Serena.
Alberto muoveva i primi passi nella sua nuova vita post-esordio diabete.
Entrambi avevano ancora molto da imparare.

La fase dell’esordio è stata molto dura per tutta la famiglia, a livello psicologico. È comune che nei genitori subentri il senso di colpa. La gestione del diabete era così pesante che cercavo, appena possibile, di alleviare Alberto da questa incombenza. In quel periodo, gli appuntamenti settimanali con Progetto Serena sono stati un modo per uscire dal tunnel. Non solo per quello che stavamo realizzando (ovvero l’addestramento di Briquet), ma anche per l’incontro con altre persone che vivevano la nostra esperienza e con le quali potevamo confrontarci e acquisire sempre maggior sicurezza. E poi c’è Briquet che è un valore aggiunto per la nostra famiglia”.
“Ricordo ancora quando Roberto Zampieri (ideatore del protocollo cani allerta diabete per Progetto Serena) ci ha contattati per andare a vedere una cucciolata, in provincia di Verona. Era un cagnolino di pochi mesi e si è subito diretto verso Alberto. È stato lui a scegliere noi. Anche adesso sono sempre insieme e non manca di segnalare un’ipoglicemia o un’iperglicemia. La cosa più interessante è che Briquet segnala non appena avverte un calo e questo fa sì che si possa correggere la glicemia, evitando picchi”.

“E Alberto?”, chiedo, “è ancora appassionato di Napoleone?”
“La passione per la storia è rimasta, ma ha cambiato periodo”, mi dice Monica ridendo. “Ora si è appassionato alla prima guerra mondiale. Nella nostra zona è molto sentita. Si possono trovare ancora tracce nelle nostre montagne. E Alberto ha iniziato a documentarsi, a studiare ed è diventato evocatore storico. Vengono ricreate le ambientazioni della prima guerra mondiale e lui fa da cicerone. Spesso accompagna anche le scolaresche. Ha una grande passione, si confronta con gli anziani, cerca le testimonianze dirette”.
E così questa passione per la storia è rimasta, anche ora che di anni ne ha 17.
E anche la passione per la musica, che va dai canti degli alpini fino ai Pink Floyd.
Alberto custodisce i fatti della storia che ci hanno portato fino ad oggi. Allo stesso modo, immagino, custodirà i fatti della sua storia personale.
Quel momento della sua vita, nel quale c’è stato bisogno di spiegare ai suoi compagni di classe cosa fosse il diabete, fino ad arrivare ad oggi, un ragazzo che studia in un liceo linguistico e che va all’estero senza nessun problema.

Quattro anni fa, durante l’intervista mi aveva rivelato il suo motto: Per aspera ad astra. Attraverso le asperità, fino alle stelle.
Mi dice Monica che è ancora affezionato a quella frase. Del resto, come può essere il contrario, visto che la rappresenta così bene?
Lui, la sua musica, la storia, la scuola, il suo amico a quattro zampe e il diabete.
Il diabete che non ha scelto – e che nessuno sceglierebbe – ma che ha attraversato, per aspera, perché quello che c’è al di là, in alto, è troppo luminoso per lasciarselo scappare.

A cura di Patrizia Dall’Argine