Il cane è il miglior amico dell’uomo, si dice. Ed è ancora più vero, a quanto sembra, nel caso in cui si tratti di un bambino di sette anni che convive con il diabete.
Luke ha ricevuto la sua diagnosi a 5 anni e da allora i suoi genitori sanno di dover mantenere controllato il livello di glucosio nel sangue, per evitare crisi iper o ipoglicemiche. Luke sta imparando piano piano a conoscere la sua condizione, eppure da bambini è difficile avere la giusta consapevolezza. La famiglia quindi svolge un ruolo primario nell’educazione e nel monitoraggio, così come nell’adesione alla terapia prescritta dal diabetologo. E se in famiglia c’è anche un cane, un cane speciale, l’aiuto può fare davvero la differenza.
Jedi, il cane Labrador di Luke, è infatti in grado di avvertire i genitori quando sente che il glucosio nel sangue del suo piccolo padrone sta scendendo o salendo a livelli eccessivi. In questo modo scatta l’allerta e i genitori stessi possono controllare poi con il glucometro e quindi intervenire tempestivamente. Jedi, come ricompensa, riceve biscotti o giochi: in questo modo sa qual è il suo compito e lo esegue con cura dalle sei alle otto volte al giorno.
Questo intervento è ancora più utile durante la notte, quando è difficile rendersi conto dei rischi di una crisi ipoglicemica in corso. Jedi invece è riuscito a percepire il calo di zucchero e ha svegliato la madre del piccolo Luke. Il controllo è stato eseguito prima che sopraggiungessero complicanze e quindi – di fatto – Jedi ha salvato la vita al bambino.
Il ruolo dell’amico a quattro zampe non si esaurisce con il lavoro di “guardiano”, ma continua anche a livello psicologico: gioca, richiede e dà coccole e attenzioni, è un vero e proprio amico per Luke, costretto dal diabete a subire punture al dito e iniezioni di insulina. Il cane è un compagno di divertimenti, un modo per ritrovare il sorriso e l’allegria.
Eleonora M. Viganò
Fonte: La Stampa