Carlo Levi

Nasce a Torino nel 1902 da una famiglia di origine ebraica. Dopo aver studiato medicina, si unisce al gruppo di giovani intellettuali riuniti intorno alla figura di Pietro Gobetti. Si tratta di un personaggio eclettico: è pittore, scrittore e militante politico. Espone i suoi quadri per la prima volta a Torino nel 1923, ottenendo un discreto successo. Prosegue al contempo la sua attività di antifascista, partecipando alla fondazione del movimento “Giustizia e Libertà”. La sua aperta opposizione al regime del tempo lo porta per numerose volte in carcere e lo costringe a passare due anni di confino in Basilicata (1935-36). Da questa esperienza nasce “Cristo si è fermato ad Eboli”, la sua opera letteraria più importante; in Italia ha superato le venti edizioni ed è stata tradotta in decine di lingue. Dopo il periodo di confino si rifugia a Parigi; ritorna in Italia per prendere parte alla Resistenza. Finita la guerra continua la sua attività di giornalista e pittore; ottiene grande successo esponendo le sue opere alla Biennale di Venezia nel 1954. Nei suoi romanzi inaugura un nuovo modo di affrontare la questione meridionale: riesce a indagare con occhio attento e a condividere le condizioni di miseria e di oppressione dei contadini del Sud.
In “Quaderno a cancelli”, invece, fa riferimento al periodo in cui, a causa del diabete, perde temporaneamente la vista. In quell’occasione Levi si fa costruire un particolare tipo di scrittoio, con una serie di cordicelle tese sopra il foglio per guidare la sua mano durante la scrittura. Un tentativo di non perdere la possibilità di esprimersi nonostante la cecità. Muore a Roma il 4 gennaio del 1975.