Condividere anche i momenti bui. Il racconto di Valeria.

La storia di Valeria, a.k.a. mamma pancreas, è un viaggio intenso e intimo negli ostacoli, nelle gioie e negli imprevisti che l’hanno toccata negli ultimi sei anni.

In un generoso atto di fiducia, ci ha raccontato i momenti salienti di questo percorso, a partire dalla diagnosi di diabete di tipo 1 della sua piccola Jodie perché “Parlare è la prima cosa da fare. È fondamentale non nascondersi dentro al guscio, soprattutto quando si passano momenti di angoscia. E poi, come dice il mio profilo, vorrei fare da mamma a chi ha bisogno.”

L’esordio di Jodie è stato nel gennaio del 2017, anche se i primi sintomi si erano manifestati già il mese prima “Ma io non sapevo che fosse diabete, trovavo spiegazioni credibili, mi facevo dei ragionamenti tutti miei.”

Il diabete si rivela in modo violento e brutale: Valeria si insospettisce di una crisi di vomito, ma tutto si aspettava tranne il sentirsi dire “Signora, Jodie ha il Diabete tipo 1 ed è in Chetoacidosi, sta per andare in coma.” Il ricovero dura un mese perché la piccola va anche in gastroparesi.

Un esordio così precoce e conseguenze già così critiche si sommano minando la salute mentale di Valeria.

“Per me è stato come subire una violenza. Non riuscivo ad accettare quello che era successo, sono caduta in depressione e, beffa ancora più grande, nella trappola dell’anoressia.”

Ma come gestire il proprio disturbo alimentare mentre ci si prende cura di una piccola che ha il diabete e la celiachia, condizioni che ripropongono la tematica del cibo quotidianamente?

“È stata tosta perché io in quel periodo vedevo il cibo come un nemico. Però in un qualche modo sono riuscita a fare una distinzione per mia figlia. È subentrato come un istinto di protezione nei suoi confronti”, una piccola scintilla che permette a Valeria di separare il proprio rapporto con il cibo da quello di Jodie.

“Ne sono uscita grazie a due anni intensi di percorso terapeutico ma sono rinata completamente quando sono rimasta incinta del nostro secondo figlio.” L’istinto di protezione si fa più forte, le scintille di forza e speranza aumentano.

La domanda sorge spontanea: quanto sa Jodie di questo percorso?

“Lei non ricordava niente, lo avevo tenuto il più nascosto possibile perché non volevo che seguisse il mio esempio e che iniziasse a provare lo stesso terrore. Se il cibo per me era un nemico, mi era altrettanto chiaro che per lei fosse un carburante da non togliere.

Però da poco ho deciso, con le parole giuste per una bambina, di spiegarle cosa mi è successo e lei è rimasta come incantata, ha ascoltato tutto con grande attenzione. Sapevo che stavo toccando tasti che già esistevano perché in questa età i bambini già assorbono messaggi sbagliati e poi li propongono alle compagne. C’è già chi ha la malizia di fare commenti sul corpo, di dire ‘sei grassa, sei magra, sei questo, sei quell’altro’.

Mi sono fatta forza e le ho raccontato che ho avuto un brutto periodo, che riversare quello che ci succede nel cibo non è mai la strada giusta e soprattutto che non è il parere degli altri che conta. Jodie non deve finire in trappola o in una simile, come la diabulimia.”

E proprio di trappole inaspettate Valeria ci parla prima di salutarci, come le regole troppo restrittive che si associano al diabete.

“Chi non ne sa abbastanza continua a dire ‘Sei diabetica? Non puoi mangiare dolci, non potrai mai fare questo o quello.’  Io ho spiegato fin da subito a mia figlia che può fare tutto e mangiare tutto, perché mangiare quello che si vuole non vuol dire strafare ma trovare il giusto equilibrio. Gliel’ho spiegata con questo paragone: il corpo è come una pianta, se la si innaffia cresce, se le diamo troppa poco acqua muore. Se gliene diamo troppa anche.”

Valeria, e noi con lei, non smette mai di ricordare il valore della condivisone, anche dei momenti più bui. Altrimenti non impareremo mai a riconoscere e aggrapparci a quelle scintille, qualunque esse siano, che ci riportano verso la luce.