Il diabete riguarda sempre più italiani, anche giovanissimi, ma l’accesso a farmaci e cure è estremamente variabile da regione a regione. È quanto emerge dal convegno “Panorama Diabete”, organizzato dalla Società Italiana di Diabetologia (SID) e tenutosi dall’8 al 13 marzo a Riccione. Come si legge dal sito ufficiale, il convegno è stato strutturato come un “forum multidiscipinare e multidimensionale”, per analizzare i più svariati ambiti legati al diabete. Secondo le parole di Francesco Purrello, presidente della SID, l’obiettivo di “Panorama Diabete” è quello di “riunire per qualche giorno tutti i professionisti coinvolti nella gestione del diabete, per discutere e analizzare a fondo i principali temi connessi con la cura della malattia al fine creare le opportunità per programmi formativi e clinici congiunti, in uno stimolante ambiente multidisciplinare”.
Il diabete è una patologia cronica che solo in Italia vede 3,5 milioni di casi accertati e un milione ancora da appurare. Numeri significativi, che sono destinati a crescere: si stima infatti che nel 2050 la percentuale di italiani interessati dal diabete passerà dal 6,5% attuale a oltre il 10%. A ciò si unisce l’abbassamento dell’età di esordio del diabete di tipo 2: nell’ultimo decennio i giovani italiani con diabete nella fascia d’età tra i 20 e i 30 anni sono aumentati di oltre il 50%. La causa principale è da attribuirsi ad abitudini alimentari e stili di vita scorretti, oltre che ad attività fisica non adeguata. Del resto, l’aumento dell’obesità in giovane età è correlato anche a un maggior rischio di sviluppare la patologia diabetica.
In occasione del convegno “Panorama Diabete” è emersa l’enorme disparità nazionale di accesso a farmaci, presidi e centri di cura per il diabete, con differenze significative che variano da regione a regione – e anche all’interno delle stesse. Con la nota della SID “Ecco l’Italia del diabete: accesso ai farmaci, device, servizi a macchia di leopardo” per la prima volta sono state messe nero su bianco le differenze che attraversano tutta la penisola. Lo scopo, sottolinea sempre Purrello, è quello di “fornire una serie di elementi utili a conoscere, paragonare e valutare il grado di disomogeneità all’accesso a risorse di cruciale importanza per la persona con diabete, perché possano poi essere individuati interventi atti a ridurre le disparità”. Non un documento per stilare classifiche di merito tra regioni più o meno virtuose, quindi, ma utile a fornire spunti di riflessione in un’ottica propositiva e di miglioramento continuo.
La ricerca di una maggiore omogeneità nazionale appare sempre più impellente nell’Italia di oggi: dallo studio emergono significative differenze su come vengono prescritti e dispensati i farmaci (soprattutto quelli delle classi più innovative), oltre al fatto che non tutti i farmaci per il diabete sono rimborsati in ogni regione. In parallelo si evidenziano significative differenze nella modalità di distribuzione, quantità e accesso dei dispositivi per il controllo del diabete (come glucometri, pungidito, strisce reattive e aghi da penna di insulina, sensori e microinfusori). Anche la distribuzione degli ambulatori podologici nei Centri di Diabetologia si presenta a macchia di leopardo sul territorio nazionale, nonostante la complicanza del piede diabetico riguardi circa il 15% di chi ha il diabete. Disomogenea è anche la legislazione regionale sul diabete, mentre la rete informatica, che potrebbe favorire una migliore gestione e integrazione coi medici di famiglia, è “ancora praticamente assente”, come denuncia la SID.
È ora che le cose cambino: secondo gli esperti, un accesso a farmaci, cure e servizi per il diabete più omogeneo e semplificato a livello nazionale aiuterebbe non solo a ridurre i costi sanitari diretti e indiretti in termini di salute pubblica, ma anche a favorire una migliore aderenza terapeutica per chi convive con il diabete.