Gioia, solare fin dal primo minuto di chiamata, è una persona diabetica diventata infermiera. La prima domanda per lei è sorta quasi spontanea: “Sarà un caso?”
Prima ancora di leggere cosa ne pensa Gioia, dovete sapere che noi la risposta l’abbiamo già: dopo un veloce saluto Gioia ha immediato raccontato dell’amore per il suo lavoro e del ruolo fondamentale degli infermieri nella vita delle persone con diabete. Non è possibile pensare che questo concentrato di ottimismo non abbia scelto questa carriera per caso.
E di casuale c’è stato ben poco in effetti.
“Non ho sempre saputo che infermieristica sarebbe stata la mia strada, dopo le superiori per un po’ ho lavorato come commessa, poi ho deciso di provare senza troppe aspettative. E invece sono entrata al primo tentativo.”
Un doppio colpo del destino, perché Gioia strutturerà la sua tesi di laurea con un tirocinio proprio all’Ospedale Gaslini, un centro di eccellenza che l’ha seguita anche da bambina.
“Secondo me quando incontri persone speciali quando sei giovane, poi non solo hanno un’influenza su di te, ma ne assorbi anche alcune caratteristiche. Ecco è anche grazie agli infermieri che ho conosciutose io sono Gioia, di nome e di fatto. Mi rispecchio molto in loro, porto con me il loro ricordo ogni giorno in reparto.”
Come spiegheresti agli altri l’importanza degli infermieri?
“Quando hai il diabete, paradossalmente questa è la figura professionale che ti segue di più. Siamo circondati da tante figure professionali, dalla psicologa alla nutrizionista. Ma l’infermiere poi non solo ti è sempre accanto ma deve mettere in gioco tante competenze diverse. È la persona con cui prendi più confidenza perché coi medici, diciamoci la verità, abbiamo spesso un po’ di timore.”
In che senso?
“Il medico è quello che ti fa il c**o. È l’infermiere che attutisce la caduta.” riassume Gioia. Diretta, chiara e sempre sorridente. “L’infermiere è quello che ti insegna come fare le iniezioni, la disinfezione, la pulizia delle mani…”
Una fata madrina contemporanea, dotata di un dono raro quanto essenziale: il multitasking.
E c’è ancora tanto altro.
“L’infermiere è anche accoglienza, è la prima persona che ti chiede come stai e come ti senti. È la persona che studia tecnologia e terapia con te.”
Il detto “diventa l’eroina che avresti voluto da bambina” è parte del DNA di Gioia, che ha un ultimo appello per altri eroi spesso dimenticati: i genitori.
“I miei genitori mi hanno avuto da giovanissimi, a 21 e 23 anni. Quando ho avuto l’esordio mio papà aveva 25 anni e mia mamma ne aveva 23. Certo, avevano alle spalle un centro affidabile che strutturava campi per bambini e altre attività importanti, ma l’opportunità di crescere serena la devo anche a loro che non si sono mai mostrati ansiosi davanti a me e mi hanno introdotto a una gestione autonoma fin da subito. Ecco, come lascerete vivere ai vostri figli il diabete farà la vera differenza.”
Parola di diabetica, di infermiera, di (pura) Gioia.