Diabete 1: in aumento le complicanze negli adolescenti

 

Il 55% degli adolescenti in Colorado soffre di chetoacidosi diabetica, suggerendo ritardi nella diagnosi e nella terapia del diabete di tipo 1.

La chetoacidosi diabetica è una complicanza del diabete di tipo 1 dipendente dall’insulina, caratterizzata da elevati valori di glicemia e dall’accumulo nel sangue di molecole chiamate chetoni. Quando viene a mancare l’insulina, le cellule del corpo non riescono ad assumere zuccheri e iniziano, quindi, a consumare i grassi per ottenere l’energia necessaria al loro funzionamento. Il consumo di grassi produce chetoni, che si accumulano nel sangue. L’accoppiata tra elevata glicemia e accumulo di chetoni, insieme ad uno stato di disidratazione del soggetto per diverse cause (diarrea, vomito, febbre alta) portano allo sviluppo di chietoacidosi diabetica. Questa complicanza del diabete di tipo 1 può avere nel tempo effetti su diversi organi tra cui il cuore, il polmone ed il cervello.

Arleta Rewers e colleghi della University of Colorado School of Medicine di Aurora, in Colorado, hanno osservato l’andamento della comparsa di chetoacidosi diabetica al momento della diagnosi di diabete di tipo 1 negli adolescenti in Colorado e i fattori associati alla comparsa della complicanza. Allo studio hanno partecipato soggetti con diagnosi di diabete di tipo 1 prima dei 18 anni di età tra il 1988 ed il 2012, residenti in Colorado al momento della diagnosi e seguiti presso il Barbara Davis Center for Diabetes di Denver, che serve oltre l’80% degli adolescenti con diabete in Colorado.

Su  3.439 adolescenti inclusi nello studio, il 39% presentava chetoacidosi diabetica al momento della diagnosi di diabete di tipo 1. L’età media di comparsa della chetoacidosi diabetica era di 9,4 anni, il 54% erano maschi e il 76% di razza bianca. Durante il periodo di tempo osservato, la chetoacidosi diabetica era aumentata in modo significativo, dal 30% nel 1998 al 35% bel 2007 e al 46% nel 2012. Secondo i ricercatori, l’unico fattore cambiato nel corso del tempo era stata l’assicurazione, con un aumento dal 17,1% al 37,5% degli adolescenti con assicurazione pubblica nel periodo 2007-2012. I soggetti più giovani e di razza afro-americana risultavano avere un rischio più elevato di sviluppare chetoacidosi diabetica, mente quelli coperti da assicurazioni private o con una storia familiare di diabete di tipo 1 mostravano un rischio più basso per questa complicanza.

“Alcuni dei fattori associati con chetoacidosi al momento della diagnosi sono potenzialmente modificabili. Ad esempio, l’associazione con la storia della famiglia suggerisce l’importanza della consapevolezza dei sintomi del diabete. Tuttavia, i fattori economici sono più difficili da modificare “, commentano gli autori dello studio pubblicato sulla rivista JAMA. La ricerca prosegue, ora, sulla ricerca delle motivazioni di questo aumento e sui possibili interventi sanitari per diminuire l’incidenza della chetoacidosi diabetica negli adolescenti.

Alessandra Gilardini

Fonte: JAMA