Amminoacidi ramificati e resistenza all’insulina

 

Scoperto un legame tra alte quantità di certi amminoacidi, provenienti dai grassi introdotti con la dieta, e resistenza all’insulina nel diabete di tipo 2.

La resistenza all’insulina è l’incapacità da parte del corpo di metabolizzare il glucosio ed è un problema quotidiano per le persone con diabete di tipo 2. Molte persone associano la resistenza all’insulina con la glicemia, la quantità di glucosio presente nel sangue, ma anche un eccesso di grassi soprattutto nei muscoli ha un ruolo nel diabete. Questo disturbo metabolico, a sua volta, è collegato anche ad un aumento nel sangue di amminoacidi ramificati, piccole molecole essenziali per la costruzione delle proteine che formano i muscoli e che devono essere assunte con la dieta perchè il corpo non è in grado di produrle da solo. Con quale meccanismo gli amminoacidi ramificati e il grasso nei muscoli provocano insieme l’aumento della glicemia e la resistenza all’insulina? Uno studio recente pubblicato su Nature Medicine spiega il legame di questi elementi nel diabete di tipo 2.

I ricercatori della Perelman School of Medicine della University of Pennsylvania, negli Stati Uniti, hanno analizzato il sangue e le cellule dei muscoli provenienti da topi di laboratorio. Il team di ricerca ha trovato che un prodotto di scomposizione degli amminoacidi ramificati, chiamato 3-HIB, viene liberato dalle cellule dei muscoli. Questa molecola permette ai grassi di passare dal sangue dentro i muscoli, dove si accumulano e causano la resistenza all’insulina nei topi. Bloccando la produzione di 3-HIB, i ricercatori hanno osservato anche un blocco dell’accumulo di grassi nei muscoli. Oltre agli esperimenti condotti nei topi, i ricercatori hanno trovato grandi quantità di 3-HIB nei campioni di muscoli di persone con diabete di tipo 2.

La scoperta di questo nuovo meccanismo, con cui il corpo scompone gli amminoacidi ramificati che portano all’accumulo di grassi nei muscoli, apre altre strade per la ricerca futura sulla resistenza all’insulina e introduce una strada concettualmente innovativa per il trattamento del diabete” spiega Zoltan Arany, coautore dello studio, che sottolinea la necessità di effettuare ulteriori studi per esaminare in modo più completo la natura di questo meccanismo nelle persone con diabete di tipo 2.

Alessandra Gilardini

Fonte: Nature Medicine