L’Italia batte gli Stati Uniti nella gestione del diabete di tipo 2 nelle donne. È quanto emerso da un’analisi dell’American Heart Association sulle differenze di genere nella gestione delle complicanze cardiovascolari associate al diabete di tipo 2. Nel nostro paese, le donne non vengono in nessun modo “discriminate” e i trattamenti sono del tutto paragonabili, in quanto a qualità, a quelli riservati agli uomini. L’Associazione Medici Diabetologi (AMD) ha portato questo dato all’attenzione del ministro Beatrice Lorenzin, in occasione della prima edizione della giornata dedicata alla Salute della Donna in cui è stato presentato il Quaderno del Ministero della Salute sulla Medicina di Genere.
Come spiega Valeria Manicardi, del gruppo Donna AMD, le analisi sulle differenze di genere della AHA hanno mostrato un rischio cardiovascolare maggiore per le donne con diabete di tipo 2 rispetto agli uomini di pari età. Cosa significa? Che le donne che convivono con questa forma di diabete hanno più possibilità di andare incontro ad un evento cardiovascolare, spesso dovuto a un trattamento inferiore rispetto ai maschi: non ricevono per esempio statine, beta bloccanti, ACE inibitori, antiipertensivi e antiaggreganti nella stessa misura riservata agli uomini. Stesso discorso per quanto riguarda i trattamenti chirurgici, come l’angioplastica coronarica in caso infarto.
«Dai nostri dati su oltre 415.000 pazienti italiani con diabete di tipo 2, raccolti da oltre 250 servizi di Diabetologia del SSN, – prosegue Manicardi – emerge invece una situazione differente. Per quanto riguarda il compenso metabolico, le donne sono più spesso sottoposte a trattamenti più intensivi, con un impiego di statine che è sovrapponibile a quello praticato negli uomini. Il controllo pressorio è identico tra maschi e femmine, ma le donne sono più spesso trattate con due o più farmaci per l’ipertensione, quindi non si conferma il minor uso di ACE-Inibitori, β-Bloccanti e altri antiipertensivi».
Questi ottimi risultati non devono tuttavia indurre i medici a comportarsi con leggerezza: nonostante sembri che in Italia le donne siano trattate correttamente, è importante considerare sempre le differenze di genere, presenti ovunque, anche in Italia.
«Questo deve indurre non solo a proseguire sulla strada di un trattamento assolutamente paritario fra uomini e donne – commenta Manicardi -, ma anche a intensificare la ricerca di genere sugli effetti dei farmaci, che spesso sono meno efficaci sulle donne».
Eleonora M. Viganò
Fonte: In salute news