Battere sul tempo l’affacciarsi del diabete gestazionale, per portare a termine una gravidanza in modo sicuro, affidando la donna al necessario iter di controllo e proteggendo madre e bambino da possibili complicanze.
A questo scopo esistono screening di controllo dedicati. Ma, nonostante questa possibilità e la crescente sensibilità sociale sui problemi connessi al diabete, tra le donne incinte ad alto rischio di diabete solo una su due fa lo screening precoce.
È questo il risultato dello studio di Cristina Bianchi, giovane ricercatrice della Società italiana di diabetologia (SID). Presentata a Lisbona durante il congresso dell’Associazione europea per lo studio sul diabete (EASD), la ricerca non lascia dubbi: solo metà delle donne incinte ad alto rischio di diabete utilizza il fondamentale strumento dello screening precoce. Un esito che stupisce: da ormai sei anni il Ministero della Salute ha varato apposite linee guida che permettono di scoprire l’insorgenza della patologia fin dai primi stadi della gravidanza. L’obiettivo è appunto quello di scongiurare diagnosi tardive e complicanze evitabili. Il che significa: permettere alla donna una serena gravidanza. E abbattere possibili problemi sia per la mamma che per il bambino.
Gli autori della ricerca hanno preso in considerazione 1338 future mamme seguite al Centro Diabetologico dell’Ospedale Cisanello di Pisa, riscontrando non solo che lo screening precoce era stato eseguito solo in una metà dei casi, ma anche che solo il 28% delle donne lo aveva ripetuto, nonostante le indicazioni.
“Sono dati che dovranno essere oggetto di attenta valutazione sia da parte dei medici che delle autorità di salute pubblica”, commenta Giorgio Sesti, Presidente della SID. Senz’altro sono risultati che rilanciano la necessità di diffondere con strumenti idonei una cultura della salute e della gestione del diabete in grado di affiancare e orientare le donne in un momento per loro delicato, segnato da nuove esperienze e anche da qualche fisiologico timore.
Le indicazioni del 2011 vanno esattamente in questa direzione: semplificano i criteri diagnostici e permettono di “placcare” le alterazioni metaboliche che possono presentarsi durante la gravidanza. Il diabete gestazionale si verifica infatti solo in questo momento della vita delle donne, risolvendosi dopo il parto nella maggioranza dei casi. È però fondamentale conoscere gli strumenti a disposizione e aderire ai percorsi terapeutici indicati.
Lo screening per il diabete gestazionale è raccomandato in presenza di specifici fattori di rischio.
Dovranno compiere gli esami di controllo della glicemia le donne che, tra la sedicesima e la diciottesima settimana di gravidanza, presentano almeno una delle seguenti condizioni:
- diabete gestazionale in una gravidanza precedente
- obesità
- riscontro dei valori di glicemia plasmatica a digiuno -prima o all’inizio della gravidanza- compresi fra 100 e 125 mg/dl.
Fra la ventiquattresima e la ventisettesima settimana di gravidanza è necessario che si sottopongano allo screening le donne con almeno uno dei seguenti fattori di rischio:
- età della gestante superiore ai 34 anni
- familiarità al diabete (parente di primo grado con diabete di tipo 2)
- obesità
- gravidanza precedente in cui il bambino superava i 4,5 kg al momento della nascita (macrosomia fetale)
- diabete gestazionale in una gravidanza precedente
- famiglia originaria di aree ad alta prevalenza di diabete: Asia meridionale, Caraibi, Medio Oriente.
Nessuno screening è invece previsto per le donne senza fattori di rischio.
L’informazione è come sempre il primo strumento, anche e soprattutto in ottica preventiva.
Aura Tiralongo