Una buona comunicazione medico-paziente è parte della stessa cura e un modo per aumentare l’adesione alla terapia da parte del paziente stesso. Purtroppo la medicina si sta muovendo verso un tipo di rapporto tecnologico che penalizza un dialogo costruttivo con il proprio medico. Non basta infatti raccogliere dati, analisi, valori. I numeri servono e sono indispensabili, ma a volte il paziente ha bisogno di raccontare: parlare di ciò che prova e sente, al di là dell’oggettività dei sintomi.
Per riuscire a potenziare questa componente – imprescindibile nella gestione di una malattia cronica come il diabete – si sta parlando tanto della cosiddetta medicina narrativa. Si tratta di un metodo per permettere al paziente, di qualsiasi età e a qualsiasi livello della diagnosi e della gestione del diabete o di altre patologie, di raccontare appunto la sua esperienza. Nero su bianco il paziente può mostrarsi con tutti i dubbi, le attese, le ansie e tutto ciò che caratterizza i sentimenti e le emozioni che sta vivendo in associazione alla sua esperienza di malattia. Ovviamente non si tratta di una alternativa né di sostituire l’anamnesi classica: solo un supporto in più che funziona in sinergia con il normale svolgimento delle pratiche mediche associate a diagnosi e cura del diabete.
Ma tutti i pazienti vogliono mettersi a nudo? La risposta è quasi ovvia: non tutti hanno la tranquillità e la voglia di sfogarsi con il proprio medico. Da parte del medico è comunque fondamentale avere un atteggiamento aperto e accogliente, il paziente deve sentirsi supportato e accolto senza giudizi. Il paziente ne trae un beneficio doppio: riuscire ad accettare la sua condizione, imparare a gestirla correttamente e permettere al medico di avere elementi che altrimenti rimarrebbero nascosti, utili a mettere a punto una terapia efficace.
Basti pensare alle caratteristiche tipiche del diabete che seguono la vita del paziente in ogni sua abitudine e stile di vita: alimentazione e attività fisica sono la chiave della terapia e della prevenzione ed è importante per il medico conoscere come vive il paziente giorno dopo giorno. Quali difficoltà incontra il malato? Qual è il suo grado di accettazione della malattia? Ci può essere chi la rifiuta o la minimizza, chi non riesce a mantenere una alimentazione sana, chi ha poco tempo per muoversi e si rifugia in scuse, chi pensa che con la pillola o l’iniezione tutto si sistemi, senza agire attivamente sullo stile della propria vita e chi viceversa si fa accompagnare ogni giorno da paure inutili. Nel diabete, aspetti biografici e malattia vanno di pari passo ed è per questo che favorire tecniche di medicina narrativa – sia scritte sia orali – è il primo passo per stare meglio e aumentare la qualità della vita.
Eleonora M. Viganò
Fonte: La Stampa