Solitamente sono le donne a subire qualche motto di spirito – peraltro infondato e poco simpatico – nei confronti delle loro capacità alla guida, ma per i diabetici sembra che si tratti di una vera e propria discriminazione. Per ottenere la patente di guida il paziente con il diabete deve affrontare un iter ben più lungo e costoso rispetto al non diabetico, a causa di cinque esami aggiuntivi a cui l’aspirante guidatore dovrà sottoporsi – e quindi pagare – per accedere al prezioso documento. Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia, denuncia questo sistema che penalizza il diabetico, di fatto discriminandolo: anche il rinnovo della patente risulta più lungo e tortuoso e in caso il paziente sia andato incontro a due casi gravi di ipoglicemia, ecco che la tanto desiderata patente viene ritirata.
Alla luce di una direttiva europea infatti, in vigore da tre anni e recepita prontamente dall’Italia, i diabetici sono obbligati a segnalare alla Motorizzazione Civile i casi di crisi ipoglicemica, e dopo due episodi la patente viene ritirata. ”Alcuni – nota Caputo – hanno recepito subito questa normativa, come noi. Altri, come la Germania, se ne sono guardati bene dal farla entrare in vigore”.
Quali sono gli effetti? Innanzitutto dobbiamo considerare il peso economico, totalmente a carico del paziente diabetico, unito all’ansia costante di poter perdere la patente e di dover subìre un lungo iter sia per ottenerla sia per rinnovarla. La soluzione, secondo Caputo, è che lo Stato si faccia carico degli esami aggiuntivi, almeno fino al raggiungimento dell’età di 65 anni, corrispondente all’incirca con l’età lavorativa.
Ma ovviamente non basta: la direttiva ha qualche pecca a monte, poiché non esistono prove concrete che il paziente diabetico corra più rischi di fare incidenti rispetto a una persona non diabetica. A contraddire queste procedure ci pensa infatti la Danimarca, come spiega Caputo: ”le associazioni di diabetici regalano ai loro iscritti le assicurazioni sugli incidenti stradali, proprio perché se ne registra in media solo uno l’anno”.
Eleonora Maria Viganò
Fonte: Ansa