Il bicchiere mezzo pieno del nostro amico postino
L’avrete letta anche voi quella notizia: ha fatto un certo rumore. Lo scorso marzo, in provincia di Bergamo, a un ventiduenne affetto da diabete di tipo 1 era stata rifiutata l’assunzione come postino perché “noi non assumiamo diabetici”. In chi sa bene che cosa sia il diabete questa vicenda aveva suscitato scalpore: per quale assurdo motivo con il diabete non si potrebbe lavorare alle Poste? Tanto più che il giovane Christian è in buone condizioni di salute, esplicitamente certificate dal suo diabetologo. Ferito da questa ingiusta bocciatura, il giovane si è rivolto al volontariato per far conoscere la vicenda, i mass media le hanno dato il doveroso risalto, la Società italiana di diabetologia ha protestato e alla fine le Poste hanno capito l’errore. Christian, rasserenato, farà, come è giusto che sia, il portalettere.
Una storia a due facce, possiamo dire. Quella spiacevole è che ancora possano accadere fatti di questo genere, addirittura presso un ente pubblico: come è possibile che non si sappia ciò che è sancito da tutta la comunità medico-scientifica e testimoniato dall’esperienza concreta di milioni di individui, e cioè che una persona diabetica ben compensata può fare (e ha il diritto di fare) tutto quello che fanno gli altri? Il lato confortante è però che, non appena l’informazione ha cominciato a circolare e chi ha l’autorevolezza per intervenire si è fatto sentire, il pregiudizio si è sciolto come neve al sole e la possibile discriminazione (che opportunamente il presidente della Sid Stefano Del Prato ha denunciato come anticostituzionale) è stata scongiurata. Il lieto fine potrà essere un buon precedente per il futuro.
Se per una volta vogliamo guardare il bicchiere “mezzo pieno”, dobbiamo porre dunque l’accento sull’importanza dell’informazione: quando essa è corretta e chiara, è anche convincente. Noi che di diabete ci occupiamo da tempo (chi lo vive in prima persona, chi lo cura, chi lo racconta) sappiamo bene che praticamente sempre -che si tratti di lavoro, scuola, sport, patente- i rischi di ingiuste discriminazioni sono legati a ignoranza o, se preferite, a scarsa conoscenza o distorta percezione della realtà. Pensiamo che la stessa vicenda di Christian sia partita da lì: si teme -e quindi si giudica male- il diabete perché non si sa bene che cos’è. Quando però se ne prende conoscenza, si sgombera il campo dalle false credenze e si impara a distinguere con chiarezza ciò che deve essere tenuto sotto controllo e ciò che non rappresenta alcun problema, tutto diventa di colpo molto più semplice. E appare del tutto ovvio e normale che una persona con diabete in buon compenso possa fare il postino, l’attore, il professore, il musicista, il campione dello sport. Insomma, proprio tutto quello che possono volere e fare tutti quanti.