Grandi risparmi e piccole cure?
“Summa lex maxima iniuria” dicevano i Romani e questa asserzione sembra descrivere quanto osserviamo, sempre più spesso, nell’assistenza sanitaria. In nome della trasparenza, del risparmio, della lotta agli sprechi, vengono infatti adottati strumenti che, sebbene nati con le migliori intenzioni, finiscono per causare gravi danni. Pensiamo, per esempio, alle gare nazionali e regionali per la selezione di presìdi sanitari: dovrebbero favorire una massima competizione tra produttori, ma finiscono con il proporre una selezione molto ridotta di prodotti al prezzo inferiore, portando a una scelta limitata per i pazienti, escludendoli dai prodotti di più recente innovazione. Così le gare diventano ostacoli all’innovazione e alla concorrenza fondata sulla qualità. Quando, infatti, nel capitolato è il costo più basso l’elemento premiante, le conseguenze sono facilmente prevedibili (e, in altri campi, casi di malasanità imputabili a questo ne abbiamo già sentiti, come aghi che si spezzano in vena o protesi assassine, come documentano notizie di cronaca).
Pericoli che l’autonomia regionale rende sempre più frequenti, con questa assistenza sanitaria a macchie di leopardo. Parlare allora di uniformità del Ssn, di universalità come valori fondamentali, diventa vera e propria ipocrisia. Le stesse prestazioni minime, i Lea (livelli essenziali di assistenza) che tutte le strutture pubbliche dovrebbero fornire, non sono garantite in modo uniforme in tutte le Regioni, o tra le Asl di una stessa Regione. Si parla allora, con ironia, di “malati di Cap”, nel senso che la qualità della cura sarebbe legata al risiedere in una zona piuttosto che in un’altra.
Pensiamo, per esempio, alle gare per i presidi destinati all’autocontrollo della glicemia, dove la scelta dei vincitori sembra fatta dagli economi più che dai diabetologi (anche se è ormai scientificamente acquisito che l’autocontrollo è elemento della terapia), con risultati che lasciano interdetti e creano difformità di trattamento tra i pazienti.
In epoca di crisi e di spending review fare acquisti oculati è indispensabile. C’è da chiedersi, però, se sia proprio impossibile far coincidere qualità con risparmio. In Europa si stanno delineando nuovi scenari regolatori che pongono la qualità e la sicurezza dei dispositivi medici al centro dell’interesse, nell’ottica di tutelare la salute del cittadino. Facciamo in modo che anche in Italia sia possibile aderire a norme serie e rigorose, perché garantire salute e sicurezza a chi ha il diabete è un’opera non solo di civiltà, ma anche di risparmio sociale.