EDITORIALE – QUANTO MALE PUÒ FARE LA CATTIVA INFORMAZIONE

Quanto male può fare la cattiva informazione

Tuttodiabete 31 n.1 (gennaio - marzo 2014)

Se Diabete Italia, Sid e Amd sentono il bisogno di scrivere e diffondere un comunicato congiunto per ammonire sui rischi della cattiva informazione, significa che il problema si è fatto davvero serio e che troppi soggetti, per incompetenza e superficialità, se non peggio, stanno lavorando male, speculando su sofferenze e speranze di tante persone. Da tanti anni questo giornale scrive che il diabete può essere efficacemente combattuto, curato, controllato e gestito, sino al punto di consentire a chi ne è affetto di condurre una vita del tutto normale. Ma da altrettanto tempo ricorda che è una patologia seria, per la quale ancora manca una cura definitiva e che deve essere affrontata con tutte le attenzioni necessarie, in assenza delle quali può generare problemi anche gravi. Crediamo che la corretta informazione sia uno degli strumenti più importanti per arrivare a padroneggiare bene la condizione diabetica e mantenersi in buona salute, seguendo un sano stile di vita e la terapia corretta prescritta dal medico. Al contrario, come avvertono, allarmati, i diabetologi italiani, “la disinformazione uccide”.

Uccide e purtroppo prolifera. Le società scientifiche e le associazioni di pazienti sottolineano infatti che il fenomeno si manifesta “sempre più spesso” e invitano a prestare viva attenzione a quello che sta succedendo: “sui media e in rete imperversano consigli di “diete miracolose” in grado di guarire definitivamente dal diabete e sospendere i trattamenti farmacologici, perfino l’insulina; queste indicazioni vengono spesso da non addetti ai lavori o da guru senza alcuna qualifica medica, che di queste “diete” fanno un vero e proprio business; sospendere l’insulina nel diabete di tipo 1 può portare alla morte e, purtroppo, è già successo”.

È un quadro che ci appare tanto più drammatico quanto più ci rendiamo conto che dipinge una realtà tangibile. Certamente è necessario che si diffonda il più possibile l’informazione corretta (e un ammirevoel esempio ci viene anche dall’Associazione di Trento, alla cui più recente iniziativa dedichiamo un ampio servizio proprio in questo numero), confidando nel principio della moneta buona che scaccia quella cattiva.

Ma la questione è anche di competenza delle istituzioni. Giustamente quindi Diabete Italia, Sid e Amd fanno appello alle autorità sanitarie “affinché siano consapevoli di quanto di ingannevole e potenzialmente pericoloso viene pubblicamente diffuso e affinché intervengano presso l’opinione pubblica per eliminare procedure senza fondamento scientifico”.

Non possiamo che sottoscrivere la loro conclusione, quando invitano tutte le persone con diabete e le loro famiglie “a diffidare di suggerimenti terapeutici che non abbiano l’indispensabile conforto scientifico e invitano a non affidarsi a persone prive di alcuna qualifica medica, che peraltro delle loro improbabili teorie alimentari hanno fatto un vero e proprio business”.

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