EDITORIALE – SE LO RICONOSCI LO CONTROLLI

Se lo riconosci lo controlli

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Forse avrete letto sui giornali o sentito alla televisione della tragica vicenda di quel quattordicenne di Sestri, morto improvvisamente per un “diabete fulminante”, come è stato definito su alcuni organi di informazione. Una storia al momento ancora non completamente chiarita nei particolari: pare che il ragazzo stesse male da un paio di giorni e che sia stato portato in ospedale in stato di coma, con una glicemia spropositata, 2200 mg/dl. Pare che il giovane in quelle ore avesse manifestato almeno uno dei classici sintomi del diabete -un senso di sete continuo e insistente- ma che prima della crisi fatale fosse stato, apparentemente, in piena salute. Tutti i tentativi di salvarlo fatti in ospedale si sono rivelati inutili. La Procura ha aperto un’indagine sull’episodio e spetterà dunque al magistrato stabilire se esistano o no responsabilità sulla morte del ragazzo.

Non abbiamo dati più precisi sul caso e non sappiamo, pertanto, se sarebbe potuta andare in modo diverso. Il fatto però ci ricorda quanto sia importante riconoscere il diabete sùbito, non appena si manifesta, in particolare nel caso del tipo 1. Sappiamo (e ne abbiamo parlato anche sul numero 2/2014 di Tuttodiabete) che ancora può accadere che le famiglie e persino gli operatori sanitari scambino la sintomatologia iniziale per qualcosa d’altro e gli interventi necessari siano ritardati o addirittura non attuati. Chi legge questo giornale sa bene che una sete costante e accentuata e un bisogno di urinare molto frequente sono campanelli d’allarme tipici dell’insorgenza del diabete di tipo 1, segnali che suggeriscono di misurare subito la glicemia. La diagnosi precoce e tempestiva è decisiva per avviare immediatamente la terapia adeguata e cominciare a gestire, con pazienza e attenzione quotidiana, una patologia molto seria, ma controllabile. Se però viene riconosciuta tardi, le conseguenze possono essere molto pesanti e anche irreparabili, a partire dalla chetoacidosi diabetica. Tutti dovrebbero saperlo, dai genitori ai medici e infermieri. Purtroppo esistono ancora lacune di informazione e consapevolezza e su questa debolezza è necessario agire con campagne istituzionali, iniziative di formazione, comunicazioni sui mass media. Chi ha il diabete e chi lo cura per professione sa bene che cos’è e come deve essere affrontato. Altrettanto dovrebbe valere per chi finora non vi si è imbattuto: perché, se mai dovesse incontrarlo, deve essere in grado di riconoscerlo sùbito e prontamente disarmarlo.

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