EDUCAZIONE – UN CAMPO SCUOLA A CAVALLO UNICO NEL SUO GENERE

Un amico chiamato cavallo

All’Horse Club di Rapallo un’esperienza affascinante per un gruppo di bambini con diabete di tipo 1: educazione, gioco e contatto ravvicinato con uno degli animali più belli del mondo. Un’iniziativa del Centro di diabetologia pediatrica del Gaslini di Genova con la Agd

Sono stati fortunati quei ventidue bambini e ragazzi che hanno partecipato lo scorso settembre a Rapallo a un campo scuola molto speciale, a contatto con quello splendido animale che è il cavallo: un modo originale per stare insieme, approfondire la conoscenza della propria condizione e vivere un’esperienza fuori dall’ordinario. L’iniziativa è stata organizzata dal Centro regionale di diabetologia pediatrica dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova e dall’Associazione diabete giovanile con la collaborazione dell’Horse Club di Rapallo, il contributo di Bayer e il patrocinio del Comune di Rapallo. Ne parliamo con il dottor Nicola Minuto del Gaslini, molto soddisfatto del “riscontro veramente ottimo” che questo campo scuola, “unico nel suo genere”, ha avuto sui bambini.

Sono parecchi anni che il centro del Gaslini e l’Adg promuovono campi scuola per i giovani pazienti con diabete, in barca a vela (dal 2001) o in montagna (dal 2009), aiutandoli a crescere e a conoscere sé stessi e a gestire la loro condizione. La proposta di fare qualcosa con l’Horse Club di Rapallo ha offerto l’occasione per realizzare qualcosa di nuovo nel solco di una esperienza positivamente consolidata.

I partecipanti al campo di quest’anno -ci spiega Minuto- “non erano piccolissimi, erano nella fascia di età delle scuole medie: del 2002 il più piccolo, del 1999 il più grande. Sono pazienti che cominciano ad avere consapevolezza della loro patologia e sono perciò in grado di immedesimarsi in chi si è preso cura di loro, di vedere il punto di vista dell’altro. Uno degli obiettivi di questa settimana insieme era di passare dal prendersi cura di sé al prendersi cura anche degli altri. Infatti, accudire il cavallo per loro è stato come per il genitore e per il medico prendersi cura del bambino e ha quindi voluto dire mettersi nei panni di chi sino a oggi li ha aiutati e assistiti”.

Il programma del campo prevedeva infatti da un lato momenti quotidiani di terapia ed educazione terapeutica e psicologica, spazi di dialogo e confronto, ma anche di gioco, musica e ballo, e dall’altro una densa attività legata al cavallo: dalle lezioni su come cavalcare alla pratica di scuderia all’assistenza diretta all’animale, per imparare a pulirlo e a nutrirlo correttamente, con l’ausilio dello staff del centro ippico.

“Il cavallo è bello, ma è un test molto impegnativo -precisa il dottor Minuto- Bisogna accudirlo a 360 gradi, rispettando le sue esigenze e i suoi orari. E i bambini se la sono cavata molto bene. Paola Bertolini dell’Horse Club, che ha lanciato l’idea ed è stata la responsabile dell’attività con il cavallo, è stata molto soddisfatta e stupita favorevolmente della loro risposta. Per parte loro, i ragazzi si sono molto divertiti e molti di loro oggi continuano ad andare all’Horse Club per proprio conto, perché gli è piaciuto e vogliono proseguire. Grazie a questa esperienza, non soltanto hanno imparato a cavalcare, ma hanno anche fatto amicizia fra di loro, elemento molto importante perché il diabete è una patologia abbastanza frequente ma non così tanto da far incontrare facilmente tra loro ragazzi con lo stesso problema al di fuori dell’ospedale. A scuola, in classe, e in famiglia spesso sono gli unici ad avere il diabete. Quindi, il fatto di fare amicizia, di stare insieme e mantenere i contatti con altri nella medesima condizione, trovarsi insieme anche magari a farsi l’insulina è un’esperienza straordinaria per loro. La possibilità di condividere la patologia è un fatto fondamentale”.

La facilità con cui i ragazzi sono entrati in sintonia con il cavallo ha una sua spiegazione di fondo, a parere di Nicola Minuto: “Noi sperimentiamo tutti i giorni che chi ha il diabete si abitua facilmente ad apprendere cose nuove e ad applicare le regole e ha grande capacità di ascoltare, più dei coetanei che non hanno il suo stesso problema. E ha quindi una maggiore predisposizione verso l’altro, potenzialità che abbiamo voluto incoraggiare nei nostri incontri di gruppo con la psicologa, esortando i ragazzi a prendersi cura anche del proprio compagno di stanza: ciascuno, infatti, aveva il compito di riportare non solo le proprie glicemie, ma anche quelle del proprio compagno, e di confrontarsi con lui e scambiare opinioni e consigli”.

L’aspetto psicologico del diabete è stato centrale in queste giornate: “C’è stato molto dialogo -sottolinea Minuto- noi con i ragazzi e i ragazzi tra loro. Abbiamo cercato di andare un poco oltre lo stretto aspetto della cura: nostro scopo era condividere il diabete non solo come una patologia che richiede iniezioni quotidiane ma anche come peso psicologico e relazionale: per questo, abbiamo trattato molto anche il rapporto con i compagni di classe, con gli insegnanti, con le famiglie”.

I ventidue ragazzi sono stati accompagnati e seguiti da un’équipe, coordinata dal dottor Nicola Minuto, composta da medici specializzandi, due infermiere (Carla Rebora e Roberta Callegari), una psicologa (Alice Parodi), più una ragazza più grande, diciottenne, anche lei con diabete, che ha fatto da tutor per i più giovani amici. L’alloggio base era presso l’istituto delle suore Orsoline, non lontano dall’Horse Club.

“Ventidue era il numero ideale -commenta Nicola Minuto- Se fossero stati di più, sarebbe stato difficile gestire tutto il gruppo. Alcuni avevano già fatto campi scuola, per altri era la prima volta: qualcuno era inizialmente restio a venire con noi, ma il cavallo è stato l’elemento che li ha convinti a seguirci. La sponsorizzazione di Bayer ci ha permesso di rendere accessibile a tutti il campo, chiedendo alle famiglie una quota di partecipazione poco più che simbolica, cosa importante, perché devono poter partecipare tutti, non solo quelli che possono permetterselo economicamente”.

Nel positivo bilancio di questa esperienza (che Minuto e i suoi collaboratori sono ben intenzionati a ripetere in futuro) vi è anche la buona gestione del diabete in queste giornate: “I bambini -ci racconta il diabetologo- hanno dimostrato di sapersela cavare perfettamente e con un’autonomia maggiore di quella che si può pensare quando li si incontra alla presenza dei genitori. Inoltre, qui vi erano le condizioni più favorevoli: un controllo attento sull’alimentazione, con orari e pasti fissi e regolari, senza quei fuori pasto che capitano nella vita quotidiana ordinaria in cui spesso i ragazzi pasticciano, esagerando con gli zuccheri semplici; una verifica costante della glicemia con la nostra supervisione; un’attività fisica quotidiana. Da questo punto di vista, è stata una settimana ideale”.