Epidemia di frontiera
Un autorevole studio Oms ha scoperto che la popolazione dell’area di confine tra i due Paesi registra un altissimo tasso di diffusione del diabete e che poco si sta facendo per affrontare il problema
Secondo la sezione panamericana dell’Organizzazione mondiale della Sanità (la Pan American Health Organization -Paho- ufficio regionale dell’Oms), il diabete sta diventando una delle principali cause di morte in quella zona nevralgica che sta presso il poroso confine tra il Messico e gli Stati Uniti, continuamente attraversato da tanti messicani in cerca di lavoro in casa del più ricco vicino.
I dati raccolti sulla popolazione dei due lati della frontiera rivelano che in quell’area il diabete di tipo 2 sta crescendo, insieme con i connessi fattori di rischio: circa un milione e centomila persone sopra i 18 anni sono diabetiche e 836mila sono in condizione pre-diabetica. La Paho stima che il 22% dei diabetici non sappia di esserlo.“E’ un problema molto grave il fatto che circa un quarto dei diabetici della zona non conosca il proprio stato di salute -commenta una dirigente dell’organizzazione panamericana, María Teresa Cerqueira- Ciò significa che queste persone non possono fare i passi fondamentali per prevenire la progressione della patologia e delle sue complicanze”.
Lo studio -che la Paho ha condotto con l’aiuto dei centri di controllo e prevenzione delle malattie, il segretariato alla Salute del Messico e più di 130 organizzazioni governative e non governative- ha rilevato che soltanto quattro diabetici su dieci avevano controllato la loro glicemia durante i dodici mesi precedenti l’indagine. Il risultato di questa cattiva gestione della patologia non può che essere un alto tasso di complicanze, frequenti casi di invalidità, mortalità precoce.
E, naturalmente, tutto questo comporta un drammatico problema di costi. Dice infatti Rosalba Ruiz, coordinatrice del Progetto diabete della Paho: “Considerando che il solo diabete rappresenta l’11% delle spese per la salute degli Stati Uniti, abbiamo la seria preoccupazione che in breve periodo i sistemi sanitari di entrambi i Paesi saranno sommersi dalle necessità di coloro che soffrono di questa condizione”.
Un altro dato spicca, a conferma di quanto la diabetologia ripete da tempo esortando a tenere d’occhio il peso corporeo: il 90% della popolazione diabetica dell’area considerata è obesa (sei soggetti su dieci) o in sovrappeso (tre su dieci). Significativi anche i rilievi sulla diffusione dell’ipertensione (un milione e 800mila residenti ne soffre e il 36% dei diabetici) e sulla familiarità diabetica (circa il 61% di chi ha il diabete ha almeno un caso in famiglia).
Le raccomandazioni che l’organizzazione rivolge per fronteggiare la situazione sono quelle basilari, classiche: programmi di prevenzione primaria, diffusione di sana alimentazione e regolare attività fisica come elementi riconosciuti e condivisi di uno stile di vita in grado di prevenire la patologia o almeno lo sviluppo delle sue complicanze. Ora però arriva la parte più difficile: si tratta di attuarle. L’allarme lanciato dallo studio della Paho sarà raccolto?