Giacomo Puccini

Nasce a Lucca il 22 dicembre del 1858 da una famiglia di musicisti. Nonostante uno zio materno lo definisca “un fannullone senza talento”, il giovane Giacomo sarebbe destinato a raccogliere l’eredità del padre, diventando direttore del coro di San Martino e professore di musica al Collegio Porziano. Un evento folgorante, tuttavia, lo allontana improvvisamente da quello che sembrava il suo destino. E’ il 1876: Puccini percorre a piedi i 25 chilometri che dividono Lucca da Pisa per assistere alla rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi. Ne rimane talmente affascinato da decidere di abbandonare le tradizioni familiari per dedicare la propria vita all’opera. E’ una scelta che lo porta a proseguire i suoi studi al Conservatorio di Milano, dove è allievo assiduo e responsabile di Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli. A soli 26 anni presenta al Teatro Regio di Torino la sua prima opera, “Le Villi”. Tuttavia, il successo giunge solo nove anni dopo, nel 1893, con la “Manon Lescault”. Si tratta di un vero trionfo, che porta a Puccini fama e ricchezza. La sua abilità nel dipingere personaggi femminili e la sua capacità di creare melodie indimenticabili fanno si’ che il pubblico accolga sempre con entusiasmo le sue opere. “Boheme”, “Tosca”, “Madama Butterfly”, “La fanciulla del West”: la donna è il centro delle sue creazioni e della sua vita. Nonostante sia malato di diabete, infatti, Giacomo Puccini ama godersi la vita. E’ sempre circondato da belle donne, anche molto più giovani di lui, ama mangiare e bere bene. Non ascolta i consigli dei medici e non si preoccupa più di tanto di non riuscire a far scomparire lo zucchero dalle proprie urine. E’ proprio il diabete che spinge i medici a ritardare la rimozione chirurgica del tumore alla laringe che lo porta alla morte nel 1926. Come testamento musicale lascia un’incompiuta ma bellissima “Turandot”. A Toscanini spetta il difficile compito di portarla in scena alla Scala di Milano, due anni dopo la scomparsa dell’autore.