Attualità
IN ITALIA VI SONO MIGLIAIA DI SCOLARI DIABETICI
I compiti della scuola
Ciò che gli insegnanti devono sapere per aiutare il buon inserimento dei bimbi con diabete nella vita scolastica in un utile documento elaborato dalla Aagd di Milano
Sono parecchie migliaia i bambini italiani con diabete (alcune stime parlano di più di diecimila) e per molti di loro da un paio di mesi è cominciata la scuola, con tutto l’impegno e la fatica che comporta per tutti gli scolari, ma con in più la difficoltà di affrontare un ambiente non sempre pronto ad accogliere alunni diabetici. Nonostante i progressi compiuti negli anni grazie soprattutto all’operato delle associazioni di volontariato, capita ancora spesso che la scuola, il corpo insegnante, i compagni di classe e le loro famiglie non sappiano esattamente che cosa significhi avere il diabete oppure, se lo sanno, non siano in grado di affrontare il problema correttamente.
Tra le associazioni che più si sono date da fare per diffondere conoscenza e sensibilità sul tema e per rendere più semplice e sereno l’inserimento dei bambini diabetici nella scuola, vi è -come i nostri lettori sanno- la Aagd (Associazione per l’aiuto ai giovani diabetici) di Milano (tel. 02.54090017), attiva ormai da oltre trent’anni. Sull’argomento scuola, per esempio, è disponibile, sul sito internet della Aagd (www.aagdmilano.it), un utilissimo documento dedicato a “Quello che il personale scolastico deve sapere sullo studente diabetico”, che rappresenta una sintetica, ma accurata guida per l’insegnante che non sappia bene come comportarsi di fronte a un ragazzino diabetico. Siccome la maggior parte delle difficoltà, dei timori e dei pregiudizi intorno al diabete -a scuola come altrove- deriva da scarsa conoscenza, un testo come questo ci sembra meritevole di essere segnalato e diffuso. Perché aiuta a chiarire che il piccolo diabetico è un allievo come tutti gli altri, che semplicemente ha bisogno di alcune attenzioni particolari.
Innanzitutto, il testo spiega che cos’è il diabete, come si manifesta e in che cosa consiste. Specifica che “non è contagioso, non è una malattia trasmissibile”: può sembrare strano, ma c’è ancora chi non lo sa. La Aagd si rivolge agli insegnanti, invitandoli al dialogo e spiegando loro che “con un efficace supporto sociosanitario i giovani affetti da diabete possono condurre una vita sociale come i propri coetanei. Il personale della scuola deve avere un colloquio con i genitori del bambino diabetico all’inizio di ogni anno scolastico, al fine di ottenere informazioni particolareggiate sulle necessità del bambino. La collaborazione e il colloquio tra personale scolastico, genitori e il medico responsabile è determinante perché il bambino diabetico possa avere una proficua esperienza scolastica”.
Il vademecum illustra la terapia e gli obiettivi che si prefigge (il buon controllo della glicemia, in primis): l’insegnante deve quindi sapere che il bimbo deve sottoporsi a 3-4 iniezioni di insulina quotidiane, che deve monitorare i propri livelli glicemici (in modo da mantenersi tra 80 e 150 mg/dl), che deve seguire una alimentazione calibrata, indicatagli dal medico, sulla quale la mensa scolastica deve essere messa al corrente perché possa assicurare al bambino la dieta prescritta. Quello della mensa è in effetti uno dei problemi più frequenti, perché i menu generali non sono pensati per i diabetici (anche se molti diabetologi e nutrizionisti concordano sul fatto che le regole alimentari per chi ha il diabete sono le stesse valide per tutti).
Un pregiudizio da sfatare è che il diabetico non debba fare educazione fisica. E’ vero il contrario -spiega la Aagd- il movimento è addirittura raccomandato: semplicemente, per precauzione, è bene avere a portata di mano un po’ di zucchero in caso di crisi ipoglicemiche. Ecco, l’ipoglicemia: questo è il punto chiave, perché “è l’unico problema che può presentarsi nei giovani affetti da diabete durante la frequenza scolastica”. Chiarito di che cosa si tratta, il testo ricorda che i più grandi sono di solito in grado di accorgersi da soli del calo glicemico, mentre per i piccoli è opportuno che sia l’insegnante a fare attenzione ai sintomi (come irritabilità, pianto, pallore, tremori, sudorazione eccessiva) e, se possibile, a misurare la glicemia. In questi casi, l’intervento consiste nel dare subito al bambino zuccheri (succo di frutta, caramelle) e carboidrati (cracker); nei casi più lievi basta un frutto. Se la crisi fosse più seria (con perdita di coscienza o convulsioni), il suggerimento è di somministrare zucchero per via sublinguale, e, ove ciò non bastasse, rivolgersi a un medico e far portare il bambino al pronto soccorso ospedaliero.
Avere un quadro preciso della situazione come quello delineato dalla Aagd già consente al personale scolastico di garantire al giovane diabetico una tranquilla vita di scolaro, prestandogli soltanto un po’ di attenzione in più. Il testo disponibile sul sito fornisce anche una scheda dove inserire i dati relativi al bambino, con i recapiti utili (compresi quelli di emergenza) che si consiglia di richiedere ai genitori all’inizio dell’anno.