40 casi ogni 100.000 abitanti. Si tratta dei numeri preoccupanti registrati in Sardegna. La media nazionale si attesta invece intorno ai 6-11 casi ogni 100.000 abitanti. Questi dati sono stati presentati in occasione del seminario “I giovani e il diabete” organizzato a Baveno in Piemonte.
I numeri sul diabete sono tanti e le ricerche epidemiologiche servono a medici e scienziati per comprendere le dinamiche della malattia. Secondo questi studi per esempio, non solo la Sardegna sarebbe una regione fortemente a rischio, con un’incidenza elevatissima, ma si è potuto anche scoprire che sono 15.000 i bambini italiani da 0 a 14 anni affetti da diabete, cifra che sale a 20 mila se si considerano anche i ragazzi sino ai 18 anni. Si è appurato quindi che il diabete infantile e giovanile è la patologia cronica più diffusa all’interno di queste due diverse fasce di età che arrivano fino alla maggiore età.
Il problema del diabete infantile e giovanile consiste nell’affrontare, correttamente e con i giusti mezzi di supporto, una diagnosi spesso difficile da accettare e con cui convivere fin dai primi mesi di vita. Anche quando la diagnosi viene fatta in età giovanile, con una consapevolezza maggiore, è comunque spesso difficile potersi adeguare subito alla terapia e a un eventuale cambiamento nello stile di vita, pressoché inevitabile.
L’accettazione e la consapevolezza sono infatti il primo passo per una adesione piena alla terapia, per comprendere la malattia ed essere in grado di gestirla nel modo migliore e soprattutto attivo, senza lasciar fare tutto al proprio diabetologo. In base a queste considerazioni, la scuola dovrebbe aiutare i bambini e i ragazzi affetti da diabete in modo da facilitare alcuni aspetti della loro vita quotidiana. Invece, secondo una ricerca promossa dalla Federazione diabete giovanile (Fdg), il 50 per cento degli alunni diabetici non trova nella scuola un supporto valido e non riesce a inserirsi correttamente nell’attività sportiva e motoria. Sempre le scuole sembra che siano il teatro dell’emarginazione e dei problemi di socializzazione per il 64 per cento dei giovani diabetici. Infine diventa difficile per lo studente anche controllare la glicemia ed effettuare l’iniezione di insulina, almeno per l’86 per cento dei pazienti. Non dimentichiamo inoltre che l’alimentazione – demandata alle mense scolastiche – crea problemi al 59 per cento degli studenti diabetici, che vorrebbero pranzare a scuola.
Se il numero di pazienti non si può modificare, almeno per il diabete di tipo I, possiamo – e dobbiamo – lavorare nelle scuole per fermare emarginazione e difficoltà
Eleonora M. Viganò
Fonte: Sassari Notizie