Indagine
Il medico di famiglia e il diabete
Andiamo dal dottore
Moltissimi diabetici sono seguiti dal medico di base, il cui ruolo di prevenzione e cura, in stretta collaborazione con quello dello specialista, è sempre più rilevante. Uno studio della Simg e dell’istituto Health Search fotografa il tipo di pazienti in cura e i risultati terapeutici ottenuti
Ogni medico di famiglia ha mediamente in cura un centinaio di diabetici (fra 80 e 100 persone), che vanno da lui a farsi visitare con una frequenza di 18-20 volte l’anno. Basterebbero già questi primi numeri a far comprendere quanto sia centrale il ruolo del medico generalista nella cura e nella gestione del diabete. Una interessante indagine condotta dalla Società italiana di medicina generale (Simg) e dall’istituto di ricerca Health Search, in collaborazione con Idf, Amd e Sid (all’interno della Campagna sul buon compenso del diabete), ha cercato allora di capire come e con quali risultati i medici di base seguano i loro assistiti diabetici.
Lo studio, basato su dati del 2005 e realizzato su un campione di oltre 602mila pazienti sopra i 14 anni e 400 medici, ha individuato una percentuale di 5,59% diabetici (pari a oltre 33mila e seicento persone), un quarto dei quali concentrati nelle regioni nord-occidentali (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia). L’analisi ha messo in evidenza le caratteristiche tipiche dei pazienti seguiti dal medico di famiglia, per lo più quelli le cui condizioni generali presentano minori difficoltà di gestione e pertanto comportano una minore necessità di fare ricorso allo specialista.
Infatti, tra chi è in carico al medico di medicina generale, il 42% segue soltanto una terapia dietetica, una percentuale molto più alta di quella riferita all’insieme della popolazione diabetica; specularmente, molto più bassa del dato medio, sotto il 10%, è la quota degli insulino-trattati (il 6% circa con il solo ormone, il 4% con insulina in associazione con farmaci). Il 48% è invece in cura con ipoglicemizzanti orali e altri medicinali specifici.
Quasi tutti sono diabetici di tipo 2 e prevale decisamente la categoria dei sovrappeso: il 43,59% sono obesi e il 39,6% ha chili in eccesso. Soltanto il 17% rimane nella normalità. Un 18% fuma: è un valore inferiore alle percentuali relative alla popolazione generale (23% circa), ma bisogna ricordare che per un diabetico le sigarette costituiscono un fattore di rischio in più. Secondo Gerardo Medea, responsabile nazionale dell’area metabolica della Simg, coordinatore dello studio, questa percentuale, al di sotto della media, è da considerarsi incoraggiante e dimostra che l’opera di dissuasione esercitata discretamente, ma sistematicamente, dai medici funziona e piano piano convince molti pazienti a smettere.
Le donne tendono a farsi visitare dal dottore più degli uomini e la frequenza dei controlli medici aumenta in ogni caso con l’età. In proposito -fa notare ancora Medea- si rileva che le visite dal medico generalista sono in media molto più frequenti di quelle diabetologiche (nell’arco di ventiquattro mesi, soltanto il 29% dei diabetici si sarebbe recato dallo specialista, ma il dato non tiene conto delle visite non registrate). Va osservato, peraltro, che, se la percentuale delle visite specialistiche può apparire bassa, il mero dato quantitativo non sta a significare che la qualità dell’intervento medico sia inadeguata.
Vediamo allora come i medici di base gestiscono i loro pazienti diabetici, cominciando con uno dei parametri divenuti oramai fondamentali, l’emoglobina glicata, l’esame che misura l’andamento della glicemia negli ultimi due-tre mesi e i cui risultati illustrano la qualità del compenso metabolico. I risultati non sono del tutto soddisfacenti, in quanto soltanto il 30% dei pazienti ha rispettato lo standard minimo di due misurazioni nell’anno, percentuale che sale al 44% se si calcolano quelli che ne hanno fatta almeno una. Rimane fuori un 56%, che nell’anno 2005 non ha mai eseguito questa importante analisi. Il dottor Medea ammette che la frequenza dei controlli non è sufficiente e che va aumentata. Secondo il presidente eletto della Sid Paolo Cavallo Perin, sarebbe opportuno farne quattro all’anno. In compenso, tra chi l’ha rilevata, una buona percentuale (la metà) ha registrato risultati soddisfacenti, con valori relativi all’ultimo controllo al di sotto del 7%, che è l’obiettivo indicato dalle linee guida internazionali.
Gli altri due elementi cardine da controllare sono la pressione arteriosa e la colesterolemia, accertati fattori di rischio cardiovascolare: nel 2005 il 52% ha fatto almeno una rilevazione del primo fattore e il 62% una dell’assetto lipidico. Risulta che il 34% ha valori pressori nella norma (130-80 mmHg), mentre per il colesterolo Ldl (quello “cattivo”) solamente il 26,7% resta al di sotto della soglia raccomandata di 100 mg/dl. Anche in questo ambito il quadro non è ottimale, perché sono troppi coloro che sono lontani dai valori corretti.
Rispetto ai dati 2005, la situazione è però già in via di miglioramento. Osserva ancora Medea: “Abbiamo dato messaggi precisi ai medici di medicina generale perché facciano emergere i casi di diabete non ancora diagnosticati e le situazioni a rischio. E già dai dati più recenti raccolti dal nostro Osservatorio Simg si rileva che lo screening funziona: cresce la prevalenza dei casi, perché i medici sono più attenti a far venire alla luce il diabete nascosto. D’altronde, la medicina generale ha un ruolo insostituibile nella prevenzione, ma ha funzione importante anche nella gestione del paziente diagnosticato, che non deve restare esclusivamente sulle spalle del diabetologo. Noi ci stiamo impegnando a far crescere la consapevolezza sull’importanza dei controlli fondamentali: se facciamo informazione capillare, in collaborazione con i centri specialistici, i pazienti recepiscono il messaggio”.
A rafforzare dunque sia l’efficacia di intervento del medico generalista, sia la sua integrazione con il lavoro degli specialisti, intende dare un contributo una delle più recenti tappe della campagna del Buon compenso: la realizzazione di un libro sul diabete, indirizzato espressamente ai medici di famiglia, il terzo volume della serie “Evidenze ed elementi per una efficace campagna informativa sul buon compenso del diabete”, autore lo stesso Gerardo Medea, da poco pubblicato da Springer-Verlag Italia.