Il parere dei ragazzi

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Etna. 3350 metri.
Siamo un piccolo gruppo di diabetici e non, e ci apprestiamo a raggiungere una vetta che per noi può significare molto più di quanto può pesare a chiunque altro.
Già qualcuno di noi si conosce, a parte medici, ma comunque il gruppo si amalgama bene nel giro di pochi minuti.
Ci sono pochi ragazzi, uno più speciale dell’altro, e i medici e gli accompagnatori formano anche loro un gruppo omogeneo. Iniziamo con una semplice camminata…
Per noi, giovani o meno, che ci portiamo sulle spalle questo maledetto problema, pensare di raggiungere l’Etna è una cosa entusiasmante.
Fatichiamo parecchio , ma piano piano tra stanchezza e risate, vincono le risate. Mi è sempre piaciuto fare campi per il semplice fatto che conoscere nuovi ragazzi diabetici e potersi confrontare con qualcuno che può vantare più esperienza di me. Ritengo che chiunque abbia una malattia simile alla nostra, guadagni una consapevolezza di se’, una conoscenza di se stesso e una sicurezza che difficilmente hanno pari.
Passiamo 2 giorni a raggiungere il rifugio da cui poi partiremo per la scalata della vetta. Siamo tranquilli perché sappiamo di essere accompagnati da persone che la sanno dire lunga, diabetici che hanno saputo rispondere a questo problema mostrando una forza di volontà senza pari, e che ognuno di noi ragazzi era convinto di non possedere, quando invece ci guardiamo, guardiamo la vetta, e sappiamo che la raggiungeremo anche se il diabete non vorrebbe, anche se il diabete vuole impedircelo.
Terzo giorno. Partiamo presto la mattina. Il giorno prima ho sofferto parecchio la stanchezza ma oggi mi sento pronto. La stanchezza c’è non mi lascia, e il diabete anche. Ma tutti li vinciamo con la solita forza di volontà. Mi metto in testa di raggiungere la vetta con tutti i mezzi possibili, e ci riesco.
Ci riusciamo. Tutti arrivano in vetta, mostrando uno spirito di gruppo e uno spirito di avventura che mette la scalata, i vari km, la bellezza del luogo addirittura in secondo piano. Mi dirigo per primo accanto a Mattia e Daniele verso il margine del cratere. Mi sporgo. Il diabete non c’è, è fuggito, si è arreso alla nostra volontà.
Ora siamo ritornati giù, ci rimangono solo foto e ricordi. Il momento più triste di tutti è quello dell’addio. Vado a letto, e mi sento addirittura male.
Mi spiace lasciare tutti, a qualcuno mi sono affezionato veramente e so che come sempre non li rivedrò più. Ognuno cerca i vari numeri, un modo distante di sentirsi ancora vicino, di trovare una scusa per dire che ci potremo risentire.
Spero di rincontrarli, di ritrovarli magari in altri campi. Il diabete è solo una scusa un semplice modo per conoscerli. Ormai non compare più, non esiste nulla che si riferisce a lui, solo quei classici 5 secondi di aghi e siringhe…
Oramai, sappiamo come trattarlo. Non dobbiamo combattere il diabete, l’unica cosa che noi diabetici ci troviamo ad affrontare, è l’ignoranza.
frey