Il punto di vista del diabetologo

IL PUNTO DI VISTA DEL DIABETOLOGO
Prof. Dr. Aldo Maldonato
Cari amici, cari ragazzi e ragazze, questa esperienza con voi in montagna mi ha lasciato un’impressione molto forte e positiva. Per me personalmente si è trattato di vedere unite le mie due passioni principali: la montagna e la cura delle persone con diabete. La novità è stata che per la prima volta ho partecipato a qualcosa che non avevo organizzato io e di cui non mi sentivo responsabile. Se da una parte questo mi ha dato un senso di “leggerezza” – che mi ha consentito anche di rubare qualche ora di libera uscita – dall’altra mi ha dato un certo senso di spaesamento e a tratti mi ha fatto sentire che avrei potuto dare di più.
Ma tre giorni sono davvero pochi, e credo che gli organizzatori, con Gianni e Natalia, siano riusciti a fare il massimo possibile. Ricordo – a me stesso e a qualcuno come me malato di perfezionismo, eventualmente insoddisfatto perché non tutti i problemi sono stati risolti – che il grande passo verso la risoluzione dei problemi è la loro presa di coscienza, e questo a mio avviso è un risultato acquisito di Snowdiab. Non si può pretendere che contestualmente i problemi che riguardano la convivenza con una malattia cronica si risolvano come con la bacchetta magica… l’importante è gettare il seme, e questo è stato fatto.
Per il futuro, spero che si riesca a raggiungere la durata della mitica “settimana bianca” e penso che potremo completare l’approccio formativo con qualche sessione dedicata all’autogestione ottimale.
Mi è dispiaciuto non salutarvi al momento della partenza, ma avevo un arretrato di lavoro da sbrigare e non avevo capito – benché Gianni e Natalia me lo avessero detto – che sareste partiti direttamente dalla base delle piste. 
Un caro affettuoso saluto e un abbraccio a tutti.

Dr. Massimo Orrasch

Il tutto inizia in un mattino umido, classico della pianura veneta di inizio anno, appuntamento a VI ovest, uscita autostrada A4.
Giungo all’appuntamento quando Marco ha già iniziato la sua presentazione del progetto. Un saluto a tutti i partecipanti e la divisione dei posti per il viaggio verso Arabba, meta del nostro programma. Condivido il trasferimento con Fabrizio, Emanuele, Massimo e Davide e man mano che i Km corrono sotto i pneumatici ascolto sempre più interessato i vivaci scambi di opinione dei miei “passeggeri”.
Mi reputo fortunato poter condividere così liberamente i loro pensieri, quasi non considerato come un medico, un “giudice” nella loro quotidianità, ma una persona alla pari.
Pausa pranzo e prime osservazioni discrete sulla capacità di autogestione dei 12 ragazzi che dovrò seguire nei giorni che seguiranno. Non conosco nessuno di loro, le loro abitudini, le loro competenze, la terapia …la storia, e l’avventura inizia. Come sempre, da quando seguo le iniziative di ADIQ, mi trovo a confrontarmi con realtà molto diverse dal mio quotidiano, approcci differenti, adattamenti a situazioni non conosciute, piccole sfide da affrontare.
Sin dalle prime battute appare chiaro la forte coesione fra tutti i partecipanti, mi intrufolo così, in punta di piedi, fra loro, per carpire il più possibile eventuali criticità. La gestione del diabete in condizione di attività fisica moderata ma costante impone delle modifiche del trattamento e della propria capacità di controllo differenti dalla quotidianità cittadina (quasi tutti i partecipanti non avevano esperienze precedenti in condizioni ambientali come quelle affrontate). Per tale motivo il mio giro mattutino tra i ragazzi, prima di affrontare la giornata, è indirizzato a valutare con loro i cambi di terapia necessari per ottenere il miglior equilibrio glicemico in base all’attività motoria programmata. Non propongo all’inizio le mie scelte ma chiedo: cosa faresti tu? confrontandoci cosi su un piano di quasi pariteticità, ascolto e consiglio senza imporre, per poter poi trarre dagli eventuali errori che emergeranno nel vissuto della giornata, il massimo insegnamento. Alla sera, già dal primo giorno, vi è molto da discutere. Tendenzialmente molte ipoglicemie nel pomeriggio durante l’escursione con le “ciaspe” e nel pre-cena, spunti di approfondimento purtroppo appena sfiorati data la mancanza di tempo, ma importanti per fissare alcuni concetti come l’aumento della captazione di glucosio da parte dei muscoli nelle ore successive all’esercizio fisico per ripristinare le riserve di glicogeno (il magazzino di zuccheri nel muscolo) e la conseguente tendenza all’ipoglicemia 6-8 ore dopo l’attività svolta. Concetti difficili da “digerire”, un po’ ostici, ma necessari per impostare la propria terapia in modo da prevenire gli eventi senza doverli rincorrere e subirli(sono in ipo e assumo zuccheri oppure sono in iper e mi somministro + insulina). Ogni aggiustamento “fuori programma” è imputabile ad un errore di valutazione, più prevengo, ragionando sul da farsi, maggiore è l’equilibrio che posso raggiungere. Questo equivale a libertà e qualità di vita.
E quale miglior palestra per mettere in pratica esperienza, intuizione, approcci diversi da schemi consolidati se non un campus come quello proposto da ADIQ? Dal mio punto di vista, diabetologico intendo, il condividere la quotidianità con i ragazzi che partecipano a questi eventi, seguire con loro le scelte da prendere, verificarle e discuterle, osservare ed ascoltare in modo così informale ed in un contesto così diverso dalla realtà di molti le loro esperienze e loro curiosità è un continuo arricchimento del mio bagaglio professionale.

Per questo ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questa edizione dello snowdiab, sperando di poter avere un ritorno anche da parte loro sotto forma di critiche, suggerimenti, annotazioni,.incoraggiamenti, insomma spunti per migliorare e crescere insieme…