Un master in disturbi dell’apprendimento e poi?
Un esordio diabetico di tipo 1 all’età di 30 anni e una virata di carriera per aiutare la propria comunità.
Ecco, il percorso lavorativo di Martina Deidda finora non è certo stato ordinario.
Martina ha conseguito il master in DSA dopo l’abilitazione alla professione di psicologa. Dopo 6 anni, si è iscritta alla scuola di specializzazione in psicologia della salute e lì, lezione dopo lezione, “…il diabete era ovunque soprattutto con connotazioni negative, ci si focalizzava solo su complicanze e fattori di stress e rischio”, ma una psicologa che ha a sua volta il diabete di tipo 1 sa bene l’importanza del non appiattire questa condizione.
È così che Martina ha preso PER mano il suo diabete e IN mano la sua carriera.
Al terzo anno realizza un progetto per illustrare i vari “influencer” del diabete su Instagram come Davide o Prisca, le persone insomma che in un qualche modo con la community e le loro attività aiutano i genitori dei più piccoli e altri diabetici a far circolare informazioni importanti.
Al quarto, si avvicina poi all’associazione diabete Zero di Cagliari, dove inizia a portare “un po’ di speranza. Oltre ai momenti di teoria sugli aspetti psicologici della malattia si creano soprattutto momenti di confronto. Se hai il diabete ci pensi h 24, ogni cosa va pensata in conseguenza a esso e si perde spensieratezza. È tutto vero, però io volevo portare un esempio positivo.”
Martina, mi spiega commuovendosi, è la prima ad aver giovato di questa positività, un vero e proprio regalo che le ha fatto Pietro, il fratello maggiore, il primo in famiglia ad avere l’esordio a 16 anni.
“L’ho visto andare in Erasmus, viaggiare, vivere la vita. Ho imparato così che se ce l’ha fatta lui potevo farcela anche io. Se riesco a gestire tutto così tranquillamente lo devo a lui. E ora creo percorsi per altri.”
Ride, mentre racconta le avventure di una persona diabetica con partita iva, una vita in cui ha dovuto imparare ad organizzarsi e che ha costruito, dal punto di vista alimentare chiedendo aiuto a Laura, nutrizionista diabetica a sua volta.
Così come non è casuale la scelta di una nutrizionista diabetica, non lo è nemmeno quella della sua utenza, fatta principalmente di bambini diabetici e le loro famiglie.
Martina è infatti in grado di accedere alla propria empatia ed esperienza diretta per aiutare i pazienti a raggiungere lo step successivo alla consapevolezza, la Consapevolezza piena con la C maiuscola se vogliamo: l’accettazione che il diabete è imprevedibile e bisogna imparare anche a “Non gestire tutto. Io posso mangiare la stessa colazione di ieri, fare la stessa insulina ed attività e magari oggi avrò i valori sballati. In questi momenti bisogna permettersi di vivere le proprie emozioni appieno. Vuoi piangere? Piangi. Basta con questa retorica tossica del non mostrarsi deboli. Prendiamoci i momenti che ci servono. Perché nelle emozioni dobbiamo imparare a starci.”
Il tema forse più caro, però è quello che definisce “Imparare a non fustigarci”.
È un messaggio potente, che speriamo possa aiutare chi legge nel proprio percorso e, quando necessario, a chiedere aiuto consci del proprio valore di esseri umani, a prescindere dal diabete:
“Se la glicemia non è nel range abbiamo fatto del nostro meglio, non dobbiamo tendere a quella distruzione così tipica dei momenti di afflizione. Alla fine, siamo quasi sempre noi stessi a dirci le cose peggiori possibili. Ma se poi io chiedo ‘Se ci fosse una persona che ha questa stessa difficoltà che cosa le diresti?’ all’improvviso arrivano le parole più belle del mondo.
Ecco, ricordatevi che siete voi quella persona.
Siete sempre voi.
Dobbiamo essere più compassionevoli e gentili con noi stessi, ce lo meritiamo.”