Iperglicemia: in quali casi con la pillola va giù

Tratto dalle Lezioni di educazione sanitaria del prof. Sergio Marigo
Qualche volta il medico consiglia al diabetico, oltre che la dieta, farmaci che prendono il nome di ipoglicemizzanti orali. Ma perché queste differenze? Ad alcuni tre o quattro noiosissime iniezioni di insulina al giorno, ad altri due o tre comode pasticchine! Non si tratta di ingiustizie ma solo di trarre delle logiche conclusioni da quel che si sa sulle cause delle due più comuni forme di diabete.

L’insulinodipendente, abbiamo visto, è divenuto diabetico perché non è in grado di produrre l’insulina. Il diabetico non insulinodipendente invece, almeno all’inizio, produce insulina ma questa non è efficace in quanto non funziona a dovere per motivi non del tutto noti.

Volendo parlare alla buona, il diabete insulinodipendente ha perso la chiave (insulina), quello non insulinodipendente ha la chiave ma la sua serratura è arrugginita.

Non è quindi il caso di meravigliarsi se queste due differenti forme abbiano differente cura: la prima non ha che una strada percorribile, quella di introdurre precise quantità d’insulina. La seconda, invece, ha oggi alcuni farmaci che “lavorano” a livello di quelle serrature dell’insulina che sono i recettori insulinici rendendoli, seppur transitoriamente, più efficienti. Sarebbe quindi inutile curare il diabete insulinodipendente solamente con gli ipoglicemizzanti orali. Inutile e pericoloso in quanto, di lì a poco potrebbe insorgere una pericolosa chetoacidosi diabetica.

Gli ipoglicemizzanti orali non sono tutti uguali perché alcuni di essi sono delle sulfoniluree, altri delle biguanidi. Qualche volta sulfoniluree e biguanidi si trovano associati nello stesso prodotto farmaceutico costituendo le associazioni di sulfoniluree e biguanidi. Ci sono quindi tre gruppi di farmaci: ma anche all’interno di ciascun gruppo le varie sostanze farmacologiche hanno caratteristiche ben differenti per cui solo il medico può consigliarci il “nostro” farmaco e cambiarlo, se è il caso, secondo le nostre mutate condizioni.

Un pregiudizio da smentire al più presto è che gli ipoglicemizzanti orali siano l’insulina del diabete non insulinodipendente. Questo è un paragone non corretto. Anzitutto quando uno si dimentica di prendere una compressa non provoca tutto il pasticcio che avviene quando un insulinodipendente si dimentica di farsi l’insulina.

Non è poi vero che tutti i diabetici non insulinodipendenti debbano curarsi con gli ipoglicemizzanti orali. Anzi, quando il diabetico è anche obeso non ha motivo di fare degli ipoglicemizzanti orali in quanto la sua vera cura è il dimagrimento. Può essere addirittura controproducente prendere pasticche in quanto l’obeso diabetico, che pur di mantenere le sue abitudini mangerecce si farebbe anche frate, dovendo fare compresse e dieta, finisce sempre per fare tante belle mangiate precedute da una pasticca che lo solleva da ogni problema di coscienza. Molti infatti sono convinti che se si prendono gli ipoglicemizzanti orali non c’è bisogno di stare a dieta e che prendendo due compresse invece di una sola è possibile farsi un cenone con gli amici senza problemi.

Ma le cose non stanno così. Anzi, a parte le complicanze lente del diabete che inevitabilmente si fanno vive quando un diabetico gestisce la sua condizione con tanta leggerezza, con questo comportamento presto o tardi gli ipoglicemizzanti orali, anche i più efficaci, perdono la loro capacità di normalizzare la glicemia. Si parla allora di resistenza secondaria agli ipoglicemizzanti orali. Il diabetico torna ad essere iperglicemico a dispetto di tutte le pasticche ed è costretto a ricorrere all’insulina.

In altre parole, gli ipoglicemizzanti orali di solito vengono prescritti nel diabetico non insulinodipendente obeso solamente se e quando la regolamentazione ottimale del suo comportamento dietetico e il conseguente dimagramento non abbiano ottenuto la normalizzazione della glicemia.

Occorre qui aggiungere che in situazioni d’emergenza come infezioni altamente febbrili, ustioni estese e interventi chirurgici con anestesia generale, gli ipoglicemizzanti orali non riescono più a contenere il rialzo della glicemia. Il medico allora sostituirà questi farmaci con l’insulina riprendendoli solamente quando il periodo di emergenza sarà terminato.
Possono gli ipoglicemizzanti orali sortire effetti indesiderati? Come tutti i farmaci, gli ipoglicemizzanti orali hanno una loro tossicità che ha tutto il tempo per esprimersi dato che spesso vengono presi per lunghi periodi. Per questo sarà bene prenderne la quantità minima efficace e rispettare la dose prescrittaci dal nostro medico. Anche perché al di là delle tre compresse al giorno non si ottengono risultati migliori: non facciamo altro che aumentare il rischio di effetti indesiderati.

Prendendo gli ipoglicemizzanti orali, soprattutto all’inizio, è possibile che si manifestino peso allo stomaco, sapore metallico e diarrea o stitichezza e, talora, anche delle crisi ipoglicemiche. Queste, caratteristicamente, interessano le ore del tardo pomeriggio e si presentano con un senso di stanchezza, con fame e qualche sudore freddo e un po’ di tremore alle mani. Basta mangiare un frutto o un po’ di pane e tutto torna alla normalità. Sarà il nostro medico a prendere le decisioni del caso.

Per quanto tempo possiamo continuare a prendere gli ipoglicemizzanti orali? Questa è una domanda per la quale non c’è risposta. Per qualcuno dopo poco tempo nasce la necessitò di cambiare prodotto o anche di sospendere il farmaco per passare all’insulina; per altri, invece, la cura può essere continuata per decenni: in altre parole ciascun caso fa a sé e solamente il diabetologo potrà dire di volta in volta quel che dev’essere fatto, tenendo presenti tutti gli elementi del problema.

Perché la cura di tutte le forme di diabete non è mai definitiva e deve essere sepre attentamente valutata e calibrata. Anche quella con le pasticche ipoglicemizzanti.