UNO STUDIO PROMOSSO DALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
La ricerca, che ha analizzato un campione di oltre 3200 persone con esenzione ticket per diabete di età fra 18 e 64 anni, distribuite su tutto il territorio nazionale, ha concluso che l’accessibilità all’assistenza dei centri diabetologici e dei medici di medicina generale è complessivamente buona, ma che molti pazienti non compiono regolarmente test ed esami necessari per la prevenzione delle complicanze o hanno comportamenti dannosi come il fumare e abitudini sedentarie. Si rileva inoltre che una percentuale importante dei pazienti studiati non riceve un trattamento ottimale di patologie correlate come ipertensione e ipercolesterolemia e che tuttora sussistono squilibri regionali nell’assistenza, specialmente fra centro-nord e sud.
Le cifre sul diabete in Italia ci parlano oggi di circa 2 milioni di diabetici accertati, di un costo pari a circa 5.500 milioni di euro nel 2004, cioè il 6,7% dell’intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata, di oltre 70.000 ricoveri causati soprattutto dalle complicazioni del diabete (ictus e infarto, problemi agli occhi, insufficienza renale, amputazioni degli arti a causa di problemi circolatori). Un bilancio che appare pesante, tanto più se si pensa che la diffusione della patologia tende a crescere.
Lo studio Quadri è dunque una base importante per impostare un piano di intervento e prevenzione. Vediamone dunque i principali risultati.
Quasi un diabetico su tre (30%), nella fascia di età fra i 18 e i 65 anni, riferisce di aver sofferto di una delle complicazioni principali del diabete e uno su cinque (il 19%) ha subito un ricovero ospedaliero nell’ultimo anno.
I fattori che aumentano sia il rischio delle complicanze sia la mortalità fra i diabetici sono ipertensione, ipercolesterolemia, e obesità e purtroppo la grande maggioranza (il 73%) dei pazienti intervistati ha almeno uno di questi problemi, e il 42% ne ha almeno due. Il 54% soffre di ipertensione arteriosa e il 44% ha colesterolo alto. Soltanto il 28% ha un indice di massa corporea normale; il 40% è sovrappeso e il 32% è obeso.
Il trattamento dell’ipertensione e dell’ipercolesterolemia e la perdita del peso diminuiscono il rischio di complicanze. Ma se tra i pazienti con ipertensione l’86% riferisce di essere in terapia, solamente il 51% di quelli con l’ipercolesterolemia è sotto trattamento. Tra gli obesi, quasi tutti hanno ricevuto il consiglio di dimagrire, ma poco più della metà sta facendo qualcosa per ottenere un risultato.
Risultati simili si riscontrano a proposito del fumo, un’abitudine che accresce le probabilità di complicanze, soprattutto di malattie cardiovascolari e ictus: infatti, più di un diabetico su quattro (27%) fuma, valore in linea con la media di fumatori rilevato nella popolazione generale italiana di oggi.
L’importanza dell’attività fisica come strumento terapeutico e preventivo dovrebbe essere concetto noto a tutti i pazienti: invece, c’è un 20% che non ha avuto informazioni in proposito e il 31% riconosce di fare vita sedentaria. Sono pochi coloro che svolgono attività fisica almeno 3-4 volte la settimana.
Anche sul fronte della regolarità di esami, visite e controlli per la prevenzione (stabilita da diverse linee guida nazionali e internazionali, come quelle proposte dalle associazioni italiane dei diabetologi e dei medici di base nel 2001) le risposte non sono soddisfacenti. Soltanto il 49% ha fatto almeno una visita approfondita dal medico di famiglia o dal diabetologo nell’ultimo semestre; solamente il 58% ha effettuato un esame del fondo oculare: non più del 42% ha ricevuto nell’ultimo anno la vaccinazione contro l’influenza, che nei soggetti con diabete può svilupparsi in forme particolarmente gravi. Del fondamentale esame dell’emoglobina glicata soltanto due intervistati su tre hanno sentito parlare e, fra questi solo il 66% lo ha eseguito negli ultimi 4 mesi, come previsto da alcune linee guida.
E’ invece confortante il fatto che il rapporto fra i pazienti e gli operatori sanitari sia generalmente percepito come buono, se non ottimo. Infatti, la grandissima maggioranza (oltre il 90%) degli intervistati ritiene che i servizi abbiano orari adeguati, che i locali siano facilmente accessibili, e che gli operatori sanitari siano cortesi e disponibili, pronti all’ascolto e chiari nelle spiegazioni. Anche la relazione con i medici di base e i diabetologi è considerata buona.
In conclusione, lo studio afferma che esistono le condizioni per migliorare ulteriormente la qualità dell’assistenza, ridurre le complicanze e promuovere una qualità di vita migliore delle persone con diabete. Occorre pertanto rafforzare l’educazione all’autogestione del diabete, sollecitare l’osservanza di comportamenti sani (regolare esercizio fisico, controllo del peso, alimentazione equilibrata, no al fumo), migliorando l’informazione.
Lo studio rileva una”incompleta” aderenza alle raccomandazioni della buona pratica clinica, e suggerisce interventi quali “l’implementazione delle linee guida con metodi di provata efficacia, approcci innovativi per la gestione integrata della malattia e il monitoraggio dei più rilevanti indicatori di aderenza alle linee guida”.
Oltre ad auspicare una collaborazione sempre più stretta fra diabetologi e medici generalisti, il rapporto indica come utile soluzione per il coordinamento tra i vari servizi e medici coinvolti una figura professionale (il case manager) diversa dell’operatore sanitario che fornisce l’assistenza diretta, cui vengano affidati la supervisione e la responsabilità di tutte le attività di gestione di ogni caso.
Un Paese a pelle di leopardo
Per quanto riguarda la presenza di complicanze, se il dato medio nazionale è del 30% dei pazienti interpellati, la punta più alta si segnala in Puglia (35%), la più bassa a Trento (20%). Più in particolare, la complicanza più diffusa, la retinopatia (19% del totale in Italia) colpisce soltanto il 7% dei trentini, ma il 28% dei sardi.
Di cardiopatie soffrono meno i diabetici della Basilicata (6% contro un dato nazionale del 13%). mentre sopra la media si va nel Lazio (16%). Si ricorre più spesso ai ricoveri ospedalieri in Molise (30%), molto meno in Piemonte, Liguria e Marche (12-14%). La popolazione diabetica con maggior percentuale di obesi è quella della Basilicata (39%, sette punti sopra la media italiana), la più bassa si rileva in Sardegna (19%). Ancora la Basilicata ha il record di ipertensione (65% contro il 54% nazionale), la percentuale minore (37%) si registra invece in Molise, dove è bassa anche la ipercolesterolemia (28%. mentre la punta massima è in Liguria con il 54%).
Per quanto concerne invece il giudizio sulla propria salute, i più soddisfatti sono a Bolzano, l’83%, mentre in Calabria a considerarsi in buone condizioni sono solamente il 52% dei soggetti diabetici.
In Basilicata soltanto il 40% sa che cosa sia l’emoglobina glicata, contro una media italiana del 67%; i più ferrati sono gli abruzzesi (85%). E’ però a Trento che più spesso i controlli sono fatti regolarmente, quattro volte l’anno (nel 63% dei casi contro una media nazionale, troppo bassa, del 44%). Fanalino di cosa la Basilicata: 31%.
In Sardegna l’86% sa come gestire una ipoglicemia, ben più dei due terzi che costituiscono la media italiana, Stranamente, qui è a Trento la percentuale più bassa: il 55%. L’autocontrollo dei piedi in Italia lo fa solo un terzo dei pazienti: la punta più alta è in Molise (45%), la più bassa in Umbria (18%).
I più accaniti fumatori sono nel Lazio (35%), i più morigerati in Valle d’Aosta, dove soltanto il 15% fuma. I più impegnati a perdere i chili di troppo, se in sovrappeso, si trovano, ancora una volta, a Trento (il 73%), la percentuale più bassa è in Calabria (41%). Sempre a Trento c’è un 62% che riesce a svolgere un’attività fisica “efficace”, la punta minima è invece in Puglia (41%) contro una media, non entusiasmante, del 51%.
La materia in cui c’è minore divario tra le varie zone d’Italia è il giudizio, decisamente positivo, sulla qualità dell’assistenza. tanto che si può affermare che il 90% dei diabetici è soddisfatto di diabetologi, medici di famiglia, operatori sanitari e strutture. A voler osservare le singole situazioni più da vicino, si nota però che il più elevato grado di soddisfazione si ha nel Molise (97% di pareri favorevoli), il più basso in Calabria (78%).
Infine, sul delicato punto delle attese per una visita in un centro diabetologico, capita di rado di aspettare più di un’ora in Valle d’Aosta (3%), molto più spesso invece in Basilicata (39%), mentre la media italiana è intorno al 17%.