Il racconto di Camilla è stato intimo, quell’intimo che vuoi proteggere e mettere in mani fidate. Camilla ne ha passate tante, ma come fa notare lei, non per il diabete, ma per le persone incontrate nella prima parte della sua vita.
È il caso dei compagni di scuola delle medie, che le hanno fatto vivere un periodo molto difficile, al punto dal tornare a casa ogni giorno e dire “Mamma sono un fantasma, nessuno mi parla”, fino a sviluppare un disordine alimentare per avere più controllo sulla propria vita, perché sono troppe le cose che cercano di scivolare via dalle mani.
Il diabete non è un nemico, ma nemmeno un compagno di avventura: è un piccolo segreto di cui Camilla ha avvertito il peso fin da piccola.
“Uno dei ricordi che ho da piccola è un disegno che feci a scuola: avevo disegnato tutta la mia famiglia compreso mio fratello neonato, ma io ero la figura più piccola, mi ritraevo minuscola e nera, nera, nera. […] . Mia mamma cercava sempre di proteggermi e quindi decise di non rivelare troppo il mio diabete. Lo sapevano solamente i miei amici più stretti e naturalmente gli insegnanti. Questa modalità l’ho ereditata da lei, anche io da adulta ho voluto proteggermi dagli altri.”
E poi qualcosa cambia.
Perché oggi Camilla è laureata in medicina e sta per fare il concorso per la specializzazione di endocrinologia, proprio per aiutare le persone diabetiche. E oltre a questo tiene un profilo Instagram, Betamilla, dove racconta la vita col diabete.
Che cosa è cambiato? Ancora una volta, la risposta è “le persone”, anzi una. Una specializzanda che la prende a cuore, facendo spesso compagnia a Camilla e rassicurando la sua mamma allo stesso tempo. Un giorno in particolare, ci racconta, le regala un segnalibro con una dedica e una confidenza inaspettata: anche lei è diabetica.
“Me lo ricorderò sempre: in quel momento ho deciso che sarei diventata anche io diabetologa.”
E l’uscire più allo scoperto? È venuto con il tempo, spiega, anzi con una vera e propria evoluzione.
“Il diabete ora lo vedo un po’ come un cane da tenere al guinzaglio. Va tenuto d’occhio perché sia alla giusta distanza. Ma solo perché così possiamo guardare anche oltre: a noi stesse, al nostro corpo, alla nostra famiglia, agli amici, alla nostra vita nella sua interezza e al nostro domani.”
E Camilla quel guinzaglio ha imparato a dosarlo, strattonandolo quando serviva, perché ora non è più un fantasma, anzi “… quello che mi fa stare bene è sapere che faccio parte di questo mondo e di questa terra: quindi posso fare qualsiasi cosa, e nulla deve essere un limite se si ha la consapevolezza di ciò che si fa.”
Prima di salutarci racconta del suo Erasmus in Spagna e del viaggio programmato per questa estate con tappe tra Turchia, Singapore e Malaysia. Tutte al ritmo di quel guinzaglio, che ora controlla alla luce del sole.