La ricerca risponde all’epidemia diabete

 

Numeri preoccupanti snocciolati dalle statistiche e dai media: il diabete diventa la nuova epidemia di questo secolo. Ai 366 milioni di diabetici certi nel mondo, dobbiamo infatti aggiungere tutti i non-diagnosticati e considerare i costi di una patologia cronica che colpisce varie fasce della popolazione a seconda del tipo di diabete in esame. Per questo è necessario continuare a lavorare sugli stili di vita, ma anche su possibili soluzioni per la prevenzione del diabete di tipo 2 e la cura del diabete di tipo 1.

Per il diabete di tipo 1, il progetto europeo Next (Nano engineering for cross tolerance: new approach for bioengineered, vascularized, chimeric islet transplantation in non-immunosuppressed hosts), finanziato con 5 milioni di euro in 4 anni e affidato a un consorzio di ricerca europeo a guida italiana, sta studiando la possibilità di utilizzare cellule del pancreas artificiali e ingegnerizzate deputate alla produzione dell’insulina .

In questo modo si vorrebbe ripristinare la funzione di queste cellule specializzate, che si autodistruggono, le isole del Langerhans presenti nel pancreas.

Francesco Serino, direttore del parco scientifico Vega di Venezia, dove si trovano i laboratori della società di biotecnologie Explora biotech, spiega che sebbene la cura attuale con insulina sia efficace, il loro intento è quello di migliorare la qualità di vita del paziente, costretto alla terapia cronica. Il trapianto di cellule pancreatiche da donatore sano potrebbe essere una risposta valida, se non fosse che il paziente rigetterebbe queste cellule. Per risolvere il problema il team di ricerca ha scelto di sviluppare isole pancreatiche artificiali incapsulate all’interno di una matrice “nano” in grado di proteggere le cellule dalla risposta immunitaria del paziente, riducendo il rischio di rigetto. Si tratta di una sorta di scudo protettivo contro il sistema immunitario del paziente. Il progetto Next vede anche la partecipazione dell’Ismett di Palermo. Oltre ai centri italiani, il consorzio di ricerca coinvolge due tra i più importanti laboratori di bio ingegneria europei: quello dell’Università di Brighton (Gran Bretagna) e quello dell’Università di Ginevra (Svizzera). Infine, due aziende attive nel campo delle biotecnologie quali AvantiCell Science (Gran Bretagna) e Cellon (Lussemburgo).

Ma non basta. Vi sono infatti altri progetti importanti che coinvolgono le cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale. In questo caso i risultati al momento non sono così promettenti come si sperava poiché l’indipendenza dall’insulina è stata mantenuta per poco tempo nei trial clinici sperimentali, inoltre i pazienti sviluppano alcune complicazioni.

I ricercatori non si arrendono e cercano di trovare nuove soluzioni, protocolli e metodi per poter migliorare la qualità di vita dei pazienti diabetici. Nel frattempo l’adesione alla terapia, l’attività fisica e la dieta controllata sono i migliori strumenti che abbiamo a disposizione contro il diabete di tipo 1. La lotta all’obesità resta invece leit motiv per chi è a rischio di diabete di tipo 2

Eleonora Maria Viganò

Fonte: Il Corriere della Sera