L’ONU contro il diabete

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SU INIZIATIVA DELL’IDF, APPROVATA UN’IMPORTANTE RISOLUZIONE
L’Onu contro il diabete
L’Organizzazione delle Nazioni Unite sollecita tutti i governi a impegnarsi per la prevenzione e la cura di una patologia che è ormai un problema globale. E l’attuale Giornata mondiale del 14 novembre diventa uno United Nations Day
E l’Onu si è mossa per davvero. Lo avevamo anticipato sullo scorso numero di “Tuttodiabete”: la Idf (International diabetes federation) aveva lanciato una campagna chiamata “Unite for diabetes campaign”, fra i cui obiettivi principali vi era la richiesta alle Nazioni Unite di pronunciarsi con una risoluzione sul problema-diabete, che ormai riguarda tutto il mondo. E l’Onu ha risposto. Pur solitamente riluttante a esprimersi su questioni riguardanti la sanità, questa volta, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha ritenuto di dover approvare, nello scorso dicembre, un documento ufficiale che riconosce la pandemia del diabete come grave minaccia globale per l’umanità.
La Idf fa notare che questa è la prima volta che i governi si rendono conto che una patologia non infettiva rappresenta un pericolo serio quanto quello portato da malattie infettive trasmissibili come l’Aids, la tubercolosi, la malaria. Del resto, dati e previsioni attendibili parlano chiaro e giustificano l’allarme: ogni anno, a causa del diabete, si registrano quattro milioni di morti; questa patologia è la principale causa di infarti, ictus, cecità, insufficienza renale, amputazione di arti; senza adeguati interventi, si stima che nel 2025 le persone coinvolte da questa condizione saranno tra i 350 e i 380 milioni (oggi sono 230); il problema non riguarda soltanto i Paesi più ricchi e industrializzati, ma si valuta al contrario che la maggior parte dei diabetici sarà nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo e nelle nazioni più povere (le proiezioni arrivano sino all’80%). Inoltre, va ricordato che già nel 1995 il diabete e le sue complicanze assorbivano il 7% delle risorse sanitarie globali, un record (negativo) che, se misurato oggi, avrebbe dimensioni ancora più impressionanti.
Era dunque opportuno che le Nazioni unite dicessero qualcosa su una situazione così preoccupante, perché è tempo di agire in maniera organizzata e un’esortazione firmata ufficialmente dai governi di tutto il pianeta -e quindi con forte valore simbolico- fa ben sperare in un impegno collettivo per affrontare un’emergenza che riguarda tutti.
Commenta in proposito il vicepresidente della Idf  Massimo Massi Benedetti: “Per noi è stata una bella sorpresa e una grande soddisfazione che l’Onu abbia risposto al nostro appello. E’ molto rilevante che abbia riconosciuto il diabete come argomento di interesse globale per i suoi aspetti sanitari, sociali ed economici. La risoluzione non è cogente, ma è importante come indirizzo”.
La risoluzione stabilisce così che la Giornata mondiale del diabete dal 2007 passi sotto l’egida dell’Onu (finora era proclamata dall’Organizzazione mondiale della sanità) e che sia celebrata ogni anno il 14 novembre e sollecita i governi ad attuare con urgenza politiche nazionali per la prevenzione, la cura e l’assistenza.
Più in particolare, il documento approvato al Palazzo di vetro riconosce “l’urgente necessità di efffettuare sforzi multilaterali per promuovere e migliorare la salute umana e assicurare l’accesso ai trattamenti e all’educazione sanitaria”. Pertanto, “invita tutti gli Stati membri, le principali organizzazioni facenti parte dell’Onu e altre associazioni internazionali, così come la società civile, compresi settore privato e organizzazioni non governative, a osservare la Giornata mondiale del diabete in una maniera appropriata, cioè lavorando al fine di accrescere la pubblica conoscenza e consapevolezza intorno al diabete e alle sue complicanze, così come su prevenzione e cura, senza trascurare l’informazione educativa e i mass media”.
L’Onu, quindi, “incoraggia gli Stati membri a sviluppare politiche nazionali di prevenzione, assistenza e cura del diabete in linea con la sostenibilità dei rispettivi sistemi sanitari, tenendo conto degli obiettivi di sviluppo internazionalmente concordati e condivisi”. Il segretario generale delle Nazioni unite (che da alcuni mesi è il sud-coreano Ban Ki-moon, successore di Kofi Annan) porrà questa risoluzione all’attenzione di tutti gli stati membri e delle organizzazioni che fanno parte del sistema dell’Onu.
A questo punto la palla passa ai governi -tutti quanti e tutti insieme- che, d’ora in avanti, non potranno più fare finta di non sapere.