Meeting di atletica leggera a Tirrenia

Competizione e solidarietà

La prima edizione di Diatletica, manifestazione promossa dall’Aniad che ha radunato ottanta giovani diabetici di tipo 1 da dodici regioni italiane. Lo sport come mezzo per una migliore qualità della vita

Sono arrivati a Tirrenia da tutta Italia: più di ottanta atleti diabetici, uomini e donne, provenienti da dodici regioni, pronti a cimentarsi in un avvincente meeting di atletica leggera e a dimostrare, a sé stessi e agli altri, che il diabete non impedisce alcun traguardo. Al di là delle medaglie conquistate da questo o da quella (con una menzione particolare per la fortissima squadra sarda), tutti i partecipanti hanno vinto nel momento stesso in cui hanno calcato la pista del Centro di preparazione olimpica del Coni.

La manifestazione -che si è svolta nella bella località litoranea vicino a Pisa il 10 e l’11 settembre- portava l’eloquente nome di “Diatletica – Primo meeting nazionale di atletica leggera per vincere insieme il diabete” ed è stata organizzata dall’Associazione italiana atleti diabetici Aniad (con il patrocinio del Coni e della Federazione italiana di atletica leggera-Fidal e il contributo di Bayer HealthCare). Erano invitati alla gara giovani con diabete di tipo 1 per misurarsi in ben sette discipline diverse: 100 metri, staffetta 4×100, 1500 metri, 5000 metri, salto in lungo, lancio del peso, vortex (specialità propedeutica al lancio del giavellotto).

Non è la prima volta che ci imbattiamo in diabetici sportivi, tra le fila dei quali non sono mancati neanche i campionissimi (dal nuotatore Gary Hall al canoista Steve Redgrave, dal tennista Billy Talbert al calciatore Gary Mabbutt). Oggi il campionato italiano di Tirrenia ha portato un ulteriore importante mattone alla costruzione del cruciale nesso “diabete & sport”, ricordandoci alcune fondamentali verità: che un diabete ben gestito consente di fare tutto, compresa attività sportiva ad alto (e persino altissimo) livello; che la disciplina richiesta da uno sport aiuta ad avere la stessa capacità di autoregolazione della propria condizione; viceversa, che l’abitudine all’autocontrollo di sé imposta dal diabete aiuta l’atleta a rispettare quel rigore e quelle regole di comportamento e stile di vita che la pratica sportiva richiede.

L’importanza dell’evento -che non ha precedenti in Italia- è stata sottolineata anche dalla partecipazione, come ospiti d’onore, di Stefano Baldini, medaglia d’oro nella maratona olimpica ad Atene 2004, e della giovanissima e promettente velocista Anna Bongiorni, che, con la loro presenza, hanno voluto manifestare solidarietà, simpatia e amicizia a tutti gli atleti in gara.

Entusiasta della riuscita dell’evento è il diabetologo Gerardo Corigliano, che con la sua Aniad si dedica da oltre vent’anni a promuovere l’attività sportiva tra le persone con diabete: “È stata una festa fatta di sport, ma anche di condivisione e di educazione terapeutica, nell’ottica del lavoro di gruppo, per migliorare qualità delle cure e della vita delle persone con diabete e dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che si può convivere con questa condizione facendo sport in modo sicuro e appagante”.

I risultati sono stati molto rilevanti anche da un punto di vista tecnico: i cento metri piani in meno di dodici secondi e mezzo, i cinquemila sotto i diciotto minuti -prestazioni registrate dai primi tre classificati in queste specialità- sono performance di tutto rispetto. “Sono risultati molto buoni -concorda Corigliano- Li facciamo notare per dimostrare che con il diabete si può anche essere agonisti ad alto livello, ma il nostro obiettivo è quello di allargare la base utilizzando il risultato del singolo: cioè, il singolo è al servizio di tutta la comunità diabetologica”.

Il diabetologo tiene molto a descrivere l’autentico spirito che ha animato l’evento e chi vi ha preso parte: “Gli atleti che sono venuti a Tirrenia sono tutte persone che amano lo sport, che ne fanno una bandiera di vita, senza però essere necessariamente agonisti o, tanto meno, fanatici. Sono individui molto equilibrati, che sanno valutare il rapporto rischio-beneficio, che lavorano in team con i loro gruppi diabetologici, e usano lo sport come conferma del buono stato di salute fisica e poi come momento aggregativo utile a migliorare qualità di vita e autostima. Nello stesso tempo lo sport si rivela per loro uno strumento formidabile per imparare l’autocontrollo e l’autogestione del diabete, perché sapersi gestire in condizioni un po’ difficili come è una competizione significa essere capaci di gestirsi bene anche nella quotidianità”.

Secondo Corigliano, il “grande messaggio” che emerge da queste giornate è che lo sport “è anche una forma di terapia nel senso moderno del concetto. Infatti, oggi per noi terapia è migliorare non soltanto i parametri biologici, ma anche quelli non biologici, relativi alla qualità della vita, correlati al senso di benessere, di appagamento, di soddisfazione della persona”.

Il presidente di Aniad approfondisce il tema, sottolineando l’evoluzione che ha riguardato anche il punto di vista dei medici: “Una volta -riflette Corigliano- tendevamo a ottenere che il giovane diabetico avesse una buona emoglobina glicata, ma poco o nulla ci importava se era felice, se aveva una vita piena, quanto pesassero su di lui rinunce e frustrazioni. Oggi non più: noi vogliamo ottenere una salute nel senso definito dalla Organizzazione mondiale della sanità, cioè benessere fisico strettamente unito al benessere psichico”. E lo sport è uno degli strumenti più efficaci per realizzare questo obiettivo.

La passione e lo slancio con cui i ragazzi hanno affrontato le gare di Tirrenia, in un connubio straordinario di competizione e solidarietà, sono la migliore conferma delle parole di Corigliano. Infatti, accanto all’aspetto agonistico, che ha visto i giovani impegnarsi per dare il meglio di sé e aggiudicarsi una medaglia, ha avuto non minore importanza il confronto e lo scambio di esperienze, conoscenze ed emozioni tra persone che vivono una medesima condizione.

“La forte condivisione di informazioni e di elementi educativi -osserva il diabetologo- ha forse addirittura un maggiore valore terapeutico e pedagogico di quando gli stessi concetti sono trasferiti al paziente dal medico”.

Il rapporto amichevole ed empatico che si è creato tra i partecipanti (alcuni soci Aniad, altri che hanno scoperto l’Associazione proprio grazie al meeting) ha già prodotto un positivo esito, tipico dei nostri tempi: la nascita di una comunità su Facebook, un gruppo di persone che si sentono continuamente e si trasmettono informazioni, notizie, esperienze, in una costante interazione che si estende anche al di là della problematica diabetologica.

Questo aspetto è rimarcato con grande soddisfazione da Corigliano: “È questo che noi vogliamo, noi diciamo “avere il diabete e non essere diabetici”. È profondamente diverso: “avere” vuol dire avere tante cose (una laurea, gioie, dolori eccetera) e tra queste anche il diabete; “essere diabetici” significa chiudere tutto il mondo di una persona in questa condizione, che è un elemento negativo per la gestione stessa della patologia.

Quindi, il senso di questa manifestazione è: praticare lo sport in maniera entusiastica e responsabile (senza mettere al primo posto competitività e agonismo magari a discapito del buon compenso del diabete) come mezzo di crescita e formazione all’autocontrollo, all’autogestione, alla accettazione attiva della patologia. Ciò significa quindi vivere una vita attiva, sportiva, piena di successi e di soddisfazioni “con il diabete” e non vivere “contro il diabete”: tanta gente vive invece con questo diavoletto dentro di sé, visto come un nemico, e cerca di ignorarlo il più possibile; ma poi questo nemico prende il sopravvento. Non è questa la via giusta”.

Dal gruppo di Facebook è già scaturita la richiesta di rifare Diatletica l’anno prossimo, un desiderio espresso sia da chi quest’anno c’era, sia da chi non ha partecipato perché non poteva o perché lo ha saputo troppo tardi. Corigliano non si tira indietro: “Sicuramente ripeteremo l’esperienza”, promette. E una autocandidatura c’è già. Ha detto infatti Federico Eligi, assessore allo Sport e alle manifestazioni storiche del Comune di Pisa: “Ci fa piacere che la nostra città sia stata scelta per quest’iniziativa e speriamo di poter ospitare anche le prossime edizioni di Diatletica”.