Una buona notizia tra i numeri del diabete. Il team al femminile composto da Flavia Lombardo e Marina Maggini, dell’Istituto Superiore di Sanità, Gabriella Gruden, membro del Comitato Scientifico SID e Graziella Bruno, coordinatore degli Standard di Cura italiani del diabete, entrambe provenienti dal Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino, ha infatti analizzato i ricoveri ospedalieri dovuti alle complicanze del diabete, come crisi ipoglicemiche, iperglicemia, iperosmolarità e chetoacidosi. Il risultato? Vi è un calo del 51 per cento nei ricoveri, segno di una più corretta gestione del diabete e di una migliore adesione alla terapia, probabilmente più precisa e utile per mantenere un buon valore della glicemia nel corso della giornata. Complici anche i progressi nel campo farmaceutico e nella ricerca medica, che hanno portato a questi ottimi risultati nel calo di ricoveri. Dato negativo invece risiede nella mortalità ospedaliera, dovuta a queste stesse complicanze del diabete, rimasta invariata nei dieci anni analizzati e pari al 7,6 per cento. In aumento la mortalità per coma ipoglicemico che dall’1,9 per cento del 2009 sale al 3,1 per cento nel 2010. Quasi a voler affermare che i casi di ricovero sono probabilmente quelli più gravi, non facilmente risolvibili o evitabili.
Questo studio è il primo a misurare e analizzare i dati su un decennio: si tratta di oltre 7,6 milioni di degenze in ospedale legate ai problemi di salute che coinvolgono il diabete. Il 3,5 per cento di questi ricoveri è dovuto a complicanze del diabete acute, come coma ipoglicemico o – più frequentemente – per il 94,4 per cento dei ricoveri per complicanze acute, come chetoacidosi e iperosmolarità. ”Questi ricoveri ospedalieri – spiega la professoressa Graziella Bruno – sono in larga parte evitabili attraverso l’istruzione del paziente all’automonitoraggio glicemico e alla rapida correzione dell’iperglicemia, spesso presente in corso di altre malattie acute intercorrenti”. Inutile dire che il rapporto con il proprio diabetologo sia fondamentale nello scongiurare ricoveri ospedalieri, risolvendo ben prima il problema della iperglicemia. ”L’ipoglicemia invece”, commenta Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia – “è largamente dovuta alle stesse terapie anti-diabetiche”.
Ma qual è l’identikit di chi va incontro a queste complicazioni? I ricoveri coinvolgono soprattutto i giovani, ossia i ragazzi con meno di 19 anni: la frequenza dei ricoveri in queste età supera di 10 volte quella dei pazienti più “anziani”, oltre i 65 anni. Nella fascia tra i 20 e i 44 la probabilità di ricovero è doppia rispetto sempre agli over 65.
“I risultati di questo studio – commenta Del Prato – sono confortanti ma non ancora sufficientemente rassicuranti. Va però segnalato il trend di miglioramento che trova la sua spiegazione nel miglioramento delle cure derivanti da una più intensa collaborazione tra servizi di diabetologia e medicina del territorio, a una maggiore consapevolezza e educazione della persona con diabete, a un più attento autocontrollo della malattia e all’introduzione di farmaci più tollerati e sicuri”. “La rete diabetologica italiana – conclude la professoressa Bruno – è una delle più avanzate a livello mondiale, sia per distribuzione sul territorio, sia per livello di competenza raggiunto dalla scuola diabetologica italiana, riconosciuta a livello internazionale”.
Eleonora M. Viganò
Fonte: Quotidiano sanità