Meno televisione e più passeggiate

Tratto dalle Lezioni di educazione sanitaria del prof. Sergio Marigo

Dieta, insulina o compresse ipoglicemizzanti non bastano: da sempre si consiglia al diabetico di non stare fermo in poltrona davanti alla televisione ma di muoversi, camminare, andare in bicicletta, fare gite, ginnastica, fare sport.
 
Questo messaggio è così importante che non c’è libro di medicina che, laddove descrive la cura di qualsiasi forma di diabete, non preveda, insieme a dieta e insulina, anche l’attività muscolare.
 
Si sa che quando i muscoli lavorano, si accorciano e si allungano, cioè si contraggono, e per fare ciò attuano un lavoro. Ora tutti sappiamo che qualsiasi macchina che compia un lavoro ha bisogno anche di utilizzare energia: così l’automobile per muoversi ha bisogno di benzina, l’aspirapolvere di energia elettrica, e così via. Anche i nostri muscoli quando lavorano richiedono energia e la traggono dai depositi di grasso che abbiamo accumulato con i pasti e dal glucosio che circola nel nostro sangue. E questo è il motivo per cui il fare un’attività muscolare sostenuta ci abbassa la glicemia e riduce, a lungo andare, i depositi di grasso e quindi il nostro peso.
 
Ma non è tutto qui. Quando ci muoviamo, otteniamo anche dei risultati psicologici importanti perché camminare, fare passeggiate o andare in bicicletta vuol dire farci sentire ancora validi almeno come e quanto i nostri coetanei e, in alcuni casi, ancor di più.
 
Naturalmente ogni età ha i suoi limiti: nel fare attività fisica non si può non tenere conto dello stato dei muscoli e delle articolazioni e sopratutto del cuore e delle arterie. A nessun sessantenne chiederemo di fare una partita di calcio né di scalare lo Stelvio in bicicletta perché, anche se quando era giovane lo aveva fatto, gli anni ora non glielo consentono più.
 
Così il bambino potrà fare attività fisica spontaneamente, rincorrendo i suoi amici o giocando a palla, e non c’è assolutamente alcun motivo per impedirglielo. Il fatto che sudi e che torni a casa accaldato non è una buona ragione per vietargli dei giochi che, oltre a fargli bene alla salute, lo fanno sentire uguale ai suoi coetanei.
 
Il ragazzo e l’adolescente, invece, potranno andare in palestra o in piscina o al campo di calcio a tirar due pedate al pallone o fare delle belle corse in bicicletta: questa è un’età in cui tutte le attività sportive possono essere attuate senza alcuna esclusione. È un’età in cui il giovane ha veramente bisogno di realizzarsi in una qualche attività fisica per misurarsi con i suoi compagni e rendersi conto che, diabete o non diabete, quando tira il pallone il gol lo sa fare anche lui, magari meglio degli altri. E sono questi gli anni in cui i più dotati devono iniziare uno sport che possa essere continuato nelle età più avanzate. Perché si ricordino di fare tanta preparatoria, in modo da non utilizzare sempre e soltanto alcuni muscoli.
 
Anche nell’età matura qualsiasi attività sportiva è utile e possibile, ma, molto semplicemente, si possono fare della corsa leggera per i viali della propria città o delle buone gite in bicicletta o una sana quanto preziosa ginnastica a corpo libero sotto la guida di un abile preparatore atletico. C’è anche chi in casa utilizza una divertente cyclette o anche dei semplici pesi con i quali esercitare quei muscoli delle braccia che chi ha un lavoro impiegatizio o intellettuale solitamente usa molto poco.
 
Il discorso cambia e si complica un poco per la terza età e per quelle più avanzate: il cuore può talora non essere in piena efficienza e le articolazioni già un po’ arrugginite e quindi è necessario fare quel che si può, tanto la medicina che ci toglie gli anni non è ancora stata inventata. Ma camminare di buon passo o andare in bicicletta o fare facili gite in montagna o in campagna e così via, quasi tutti se le possono permettere. In ogni caso, è buona norma sentire sempre di tanto in tanto il nostro medico facendo regolarmente regolarmente un buon esame del cuore.
 
Questo discorso, valido per tutti, nel diabetico dev’essere completato da alcune regolette molto facili da essere comprese e attuate.
 
La prima è che quando il nostro diabete va male, abbiamo la glicemia alta e magari un po’ di acetone nelle urine, fare un’attività sportiva impegnativa, magari sperando di realizzare un miglioramento nella regolazione del nostro diabete, significa invece peggiorare la situazione: se vogliamo fare dello sport ed ottenere quei benefici effetti che abbiamo prima visto, dobbiamo sempre verificare il buon controllo glicemico al momento in cui iniziamo la nostra attività fisica. E qui, ancora una volta, l’autocontrollo della glicemia è di grande aiuto.
 
La seconda attenzione riguarda le ipoglicemie che potrebbero insorgere durante e dopo un’attività un po’ sostenuta. I muscoli, contraendosi, come abbiamo visto, consumano glucosio e lo consumano anche quando, avendo finito di lavorare, restaurano la loro… tanica di benzina. Per evitare eccessivi abbassamenti della glicemia è molto utile svolgere la nostra attività fisica in modo programmato così da potere diminuire di qualche unità la dose di qualche unità la dose d’insulina quando siamo certi di fare una partita di football o una corsa lungo i viali della città. Se questo non è possibile, è utile mangiare prima dell’attività fisica qualche cosa che contenga amido e tenere a portata di mano una qualche bevanda zuccherata. E ricordiamoci anche che i segni dell’ipoglicemia possono insorgere di lì a qualche ora dal termine dell’attività fisica, perché i suoi benefici effetti sulla glicemia possono farsi sentire anche a lungo.
 
Due sole regolette, molto facili da comprendere e da applicare, che ci permettono di misurarci con i nostri amici e coetanei, per scoprire che molto spesso siamo più bravi di loro sia da fondo campo, sia sotto rete e che scendiamo con gli sci con più velocità e con più stile.