Nelle zone con elevato inquinamento atmosferico aumenta il rischio di insulino-resistenza nei bambini, che genera poi il diabete di tipo 2. La scoperta, pubblicata sulla rivista Diabetologia dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD), ed è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Epidemiologia I dell’Helmholtz Zentrum München a Neuherberg, in Germania.
I ricercatori hanno indagato sulla possibile correlazione tra inquinamento atmosferico e insulino-resistenza in 397 bambini di 10 anni di età e appartenenti a due studi di coorte tedeschi. Questo tipo di studio permette di analizzare gli effetti su una popolazione con simili caratteristiche, come l’età e la provenienza, dell’esposizione ad un fattore di rischio, l’inquinamento atmosferico, nello stesso periodo di tempo per poterne osservare gli effetti, in questo caso lo sviluppo di insulino-resistenza. A ciascun bambino è stato prelevato e analizzato un campione di sangue, e i ricercatori hanno stimato le esposizioni all’inquinamento atmosferico dovuto al traffico automobilistico della propria zona di abitazione attraverso le emissioni misurate nel quartiere, la densità di abitanti e l’uso del suolo nella zona.
I ricercatori hanno scoperto livelli di insulino-resistenza più alti nei bambini più esposti all’inquinamento atmosferico. In particolare, l’insulino-resistenza è risultata proporzionale alla quantità di biossido di azoto (NO2) e di particolato (il famigerato PM10) presenti, con un aumento del 17% e 18,7% rispettivamente per ogni 10,6 g/m3 e 6.0 g/m3 di NO2 e di PM10 in più nell’ambiente. Anche la vicinanza ad una strada principale, quindi più trafficata, porta un aumento della insulino-resistenza del 7% per ogni 500 metri. In questo modello sono stati considerati anche il peso alla nascita, lo stato socio-economico della famiglia, ‘’indice di massa corporea, lo stato di sviluppo adolescenziale e l’esposizione al fumo passivo in casa, tutti fattori che possono in qualche modo confondere i risultati dello studio. I risultati osservati prima e dopo aver corretto i valori con i fattori citati.
Gli autori vogliono esaminare come i risultati di questo studio possano influire in età più adulta, durante la pubertà o dopo, e per questo è ora in atto uno studio di osservazione degli stessi soggetti per i prossimi 15 anni. “Il passaggio da una zona contaminata verso una zona pulita, e viceversa, ci permetterebbe di esplorare la persistenza degli effetti derivanti dall’esposizione perinatale e per valutare l’impatto dell’esposizione a una maggiore concentrazione di inquinamento atmosferico tardivo” osserva Joachim Heinrich, coordinatore dello studio.
Quali sarebbero i meccanismi molecolari che portano alla insulino-resistenza da inquinamento atmosferico? Secondo gli autori, tutti gli inquinanti atmosferici sono considerati dei potenti ossidanti, in grado di agire sui lipidi e le proteine in modo diretto o indiretto, attraverso l’attivazione di altre vie ossidanti, portando alla insulino-resistenza. Alcuni studi, inoltre, hanno riportato che un aumento a breve e lungo termine di PM10 ed NO2 è correlato ad elevati livelli di biomarcatori dell’infiammazione, un altro potenziale meccanismo di insulino-resistenza. Questo ultimo aspetto, tuttavia, riporta in letteratura risultati contrastanti e gli autori ipotizzano che la diversità dei risultati sia dovuta alla variazione delle dimensioni e caratteristiche chimiche degli inquinanti analizzati nei diversi studi, oltre che alla diversa suscettibilità che il sistema immunitario può mostrare in ciascuno di noi.
Alessandra Gilardini
Fonte: Diabetologia