Essere un atleta d’elite da giovane riduce il rischio di intolleranza al glucosio e di diabete 2 in tarda età, secondo uno studio pubblicato su Diabetologia.
Lo studio, condotto da Merja Laine e colleghi dell’Università di Helsinki in Finlandia, è partito nel 1985 e ha coinvolto circa 400 atleti maschi e 200 non atleti. I partecipanti hanno ricevuto e compilato dei questionari sulla loro vita sportiva in diversi periodi della loro attività (1985,1995 e 2001). Nel 2008, gli ormai ex-atleti sono stati divisi in tre gruppi in base al tipo di esercizio svolto nella loro carriera sportiva: resistenza (corsa, sci di fondo), misto (calcio, basket, hockey su ghiaccio) o di potenza (box, sollevamento pesi e lotta libera). Gli ex-atleti sono stati sottoposti a visita medica, a test sulla tolleranza al glucosio orale se non presentavano storia di diabete e a questionari sulla loro attività fisica nel tempo libero (LTPA) espressa in equivalenti metabolici per avere indicazione del consumo calorico per ore di attività svolta (1kcal/ora). I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli provenienti dal gruppo dei non-atleti .
I ricercatori hanno scoperto che avere un passato da atleta d’elite riduce in media del 28% il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. La riduzione massima del rischio la raggiunge chi fa sport di resistenza, con un valore del 61%, seguito da chi fa sport di potenza o misto (23% e 21% rispettivamente). Se, poi, l’ex-atleta resta attivo nel tempo libero, il rischio si riduce ulteriormente del 2% per ogni ora di LTPA sostenuta. I benefici di una vita da sportivo si sono visti anche in termini di maggiore tolleranza al glucosio (42%), un fattore considerato precursore del diabete 2.
“Con l’invecchiamento , gli ex atleti mantengono il loro stile di vita fisicamente attivo meglio dei controlli”, concludono gli autori. “L’ex carriera di un atleta d’elite lo protegge sia da diabete di tipo 2 che dalla intolleranza al glucosio nella vita adulta. Inoltre , il volume delle attuali attività fisica nel tempo libero è risultato inversamente associato con la prevalenza del diabete di tipo 2».
Alessandra Gilardini
Fonte: Diabetologia