I farmaci per il controllo glicemico sembrano influire sull'Alzheimer

 

Il Morbo di Alzheimer colpisce oggi circa 28 milioni di persone nel mondo. È la prima causa della demenza senile ed è tuttora incurabile. Le cause non sono note.
Gli studiosi ritengono che la diffusione sempre maggiore del diabete di tipo 2 possa portare anche a una maggior diffusione di questa malattia. Le malattie legate all'età sono in aumento, di pari passo con l'invecchiamento della popolazione nata nel periodo del dopoguerra, il cosiddetto "baby-boom", e potrebbero avere forti ripercussioni sui sistemi sanitari e di assistenza di tutti i paesi Occidentali.
Durante la Conferenza Internazionale sul Morbo di Alzheimer e Disturbi Correlati (ICAD) che si è svolta a Madrid si è parlato di un "chiaro legame" con il diabete.
Uno studio del Karolinska Institutet in Svezia ha coinvolto 1.173 persone oltre i 75 anni di età per 9 anni. Più di 300 persone hanno contratto il morbo di Alzheimer durante il periodo di osservazione. Coloro che avevano il diabete o una condizione pre-diabetica mostravano un rischio maggiore di quasi il 70% di sviluppare la demenza senile.
Alcuni studi hanno evidenziato un legame tra controllo della glicemia e Alzheimer. Tra questi, una ricerca condotta a Oakland (California) su più di 22 mila persone con diabete di tipo 2. Dopo otto anni di osservazione, i ricercatori hanno stabilito che in caso di controllo insufficiente della glicemia sul lungo periodo si ha il 78% di probabilità in più di sviluppare una forma di demenza senile.
Il diabete sembra aumentare il rischio di contrarre l'Alzheimer, ma i farmaci che aiutano a tenere sotto controllo la glicemia nel diabete di tipo 2 possono essere d'aiuto anche per la demenza senile.
Il dottor Donald Miller della Boston University School of Public Health ha condotto il suo studio su una popolazione di più di 140 mila veterani. Quelli che erano in cura con thiazolidinedione (TZD) mostravano una percentuale inferiore di nuovi casi di Alzheimer: circa il 20% in meno rispetto a coloro che erano trattati con insulina.
Un altro gruppo, guidato dal Dr. David Geldmacher dell'Università della Virginia ha testato il pioglitazone su pazienti anziani che non avevano il diabete. L'Alzheimer è progredito più lentamente in 12 su 25 casi tra coloro che venivano trattati con pioglitazone.
Il Dr. William Theis, vice presidente della Alzheimer's Association USA, ha dichiarato che in base ai risultati finora osservati, questi farmaci potrebbero essere di aiuto sia nella cura sia nella prevenzione della malattia.
Fonte: Reuters Health