I risultati di questo studio sperimentale e per ora limitato, mostrano che l'86% dei pazienti che hanno ricevuto il trapianto ha raggiunto l'indipendenza dall'insulina dopo un anno.
L'equipe ha sperimentato la nuova tecnica di trapianto che fa uso di una guida ecografica su 21 pazienti con diabete di Tipo 1 mal controllato. Dopo un anno, 18 di questi pazienti stanno producendo insulina senza necessità di ulteriori interventi. Non sono intervenute le complicanze temute: emorragie, ematomi, trombosi della vena portale e setticemia.
I ricercatori ritengono che la procedura possa essere ripetuta in ambulatorio, grazie alla sua sicurezza ed efficacia. Il trapianto è marginalmente invasivo, dato che le cellule del donatore devono essere iniettate nella vena portale (che si forma dietro la testa del pancreas) per far sì che riprenda la produzione di insulina.
Per correggere questi problemi, gli scienziati hanno sviluppato una "tecnica a sandwich" per isolare il punto attraverso cui le cellule vengono iniettate. Vengono usati strati di gel che bloccano il sanguinamento e una serpentina da 1 a 2 mm che rallenta il flusso del sangue.
Sono stati inoltre utilizzati farmaci non steroidei per sopprimere la reazione immunitaria nei confronti delle cellule trapiantate.
È dagli anni Novanta che vengono studiati vari tipi di trapianto delle cellule produttrici di insulina. Le maggiori difficoltà erano l'eccessivo sanguinamento e l'inefficacia degli immunosppressori a prevenire il rigetto.
Mentre gli studi sperimentali precedenti al 2000 avevano una percentuale di successo che andava dal 10% al 20%, dopo il 2000 i risultati positivi sono saliti al 50-60%.
Per la persona affetta da diabete di Tipo 1 che voglia prendere in considerazione questo trattamento, è opportuno considerare che si tratterebbe di sostituire l'assunzione permanente di insulina con un'assunzione permanente di immunosoppressori. È la stessa equipe che ha studiato il nuovo intervento a farlo notare.