L’ospedale pisano, miglior centro UE nella cura del piede diabetico

Cinquanta visite al giorno, sei giorni su sette, a pazienti provenienti da tutta Italia e anche da Paesi europei. Sono gli ammalati di diabete mellito che soffrono di complicanze agli arti inferiori talmente gravi da portare spesso all’amputazione.

A Pisa si cerca di evitarlo con cure all’avanguardia tanto che la Sezione Piede diabetico, nata nel 1989, all’interno dell’Unità operativa di Malattie del metabolismo e Diabetologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, e diretta dal prof. Alberto Piaggesi, è ormai un centro di riferimento per la cura di questa patologia.

Il prof. Piaggesi è inoltre il promotore di un corso annuale, giunto alla sua tredicesima edizione, che è considerato dalla comunità scientifica internazionale il corso di massimo livello per la formazione specialistica del settore.

Hanno riscosso un particolare interesse i nuovi trattamenti a base di tessuti sostitutivi biotecnologici: si tratta di membrane a base di collagene o di altri materiali biologici generati con biotecnologie d’avanguardia.

Tali prodotti, una volta applicati, favoriscono la proliferazione di cellule epiteliali in grado di riparare i tessuti danneggiati.
Si utilizzano soprattutto per ulcere profonde ma anche per favorire il recupero a seguito di amputazioni”.

In Italia sono 3 milioni e mezzo i malati di diabete e di questi uno su 4 svilupperà il piede diabetico, che rappresenta tuttora la causa più frequente di amputazione nei paesi industrializzati.

Nel mondo avviene un’amputazione ogni 30 secondi e solo in Toscana tra le 500-600 l’anno.
Oggi si cominciano a registrare sostanziali novità nella cura delle complicanze del diabete agli arti inferiori e i risultati appaiono incoraggianti.

“Le membrane a base di collagene o di altri materiali biologici – spiega il prof. Piaggesi – sono utili nell’accelerare il processo di guarigione, laddove siano presenti lesioni profonde, dovute alla patologia o ad interventi di amputazione.

Tali dispositivi, che vengono applicati in ospedale, devono essere integrati a una strategia terapeutica completa, che comprende lo scarico delle lesioni, la terapia chirurgica, il controllo dell’infezione e la rivascolarizzazione.
Il loro utilizzo aiuta a ridurre i tempi di ripresa, con vantaggi sulla qualità di vita del paziente e sui costi di ospedalizzazione. Nella maggior parte dei casi – aggiunge – si applicano a pazienti molto gravi, che arrivano in ospedale con situazioni compromesse.

I sostituti dermici presentano caratteristiche particolari: da un punto di vista biomeccanico si adattano al piede, poiché non impediscono il movimento e permettono di ottenere ricostruzioni molto profonde sia dell’epidermide che dei legamenti. In alcuni casi vengono addirittura utilizzati per sostituire in parte le funzioni del tessuto osseo.

Grazie a queste caratteristiche, il loro utilizzo permette di evitare amputazioni.
Le prime applicazioni di sostituti dermici sono già state effettuate a Pisa con successo ma in generale si può affermare che la miglior difesa nei confronti della malattia resta la prevenzione e l’attenzione ai segnali d’allarme. “Occorre rivolgersi al proprio medico quando si notano i segni caratteristici della patologia come la pelle secca, sottile e screpolata, il deformarsi progressivo del piede, sbalzi di temperatura dell’arto.

Talvolta sulla pianta del piede possono comparire delle callosità che non fanno male e quindi vengono sottovalutate. Tuttavia, se non curate, si possono trasformare in lesioni ulcerative”.
Fonte: www.salus.it