I farmaci costano un occhio senza offrire piena garanzia e l’ostinata ferocia delle diete è insopportabile ai più.
Dunque non resta che affidarsi alla cosiddetta chirurgia bariatrica, ossia alla chirurgia del peso. Le tecniche esistono, si sono raffinate e si stanno pure dimostrando assai efficaci.
Ecco quanto emerso a Firenze al 113° congresso della Società Italiana di Chirurgia.
Le cifre della pandemia sono del resto impressionanti, da mettere KO ogni sistema sanitario, spiega il chirurgo dell’obesità Stefano Scaringi (Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi/Firenze), membro del comitato scientifico del congresso: secondo l’Organizzazione mondiale della Salute, il pianeta Terra dei nostri giorni è abitato da 500 milioni di adulti obesi, per metà diabetici.
Mentre in Italia, anche escludendo i tanti bambini gonfi di merendine, succhi e junk food, siamo ormai a 4 milioni con un costo per la comunità di 8,3 miliardi di euro.
Evidentemente non tutti sono candidabili alla chirurgia. I vari livelli di obesità e le linee guida internazionali consigliano infatti l’intervento solo in relazione al peso e su precise valutazioni medico-psicologiche.
Si parla, in altri termini, di persone con indice di massa corporea (IMC) superiore a quota 35 e con diabete di tipo II, ossia pazienti in cui terapia medica e comportamentale hanno fallito, che sono appunto i requisiti minimi riconosciuti dalle linee guida internazionali per intervenire col bisturi.
Ricorda comunque Scaringi che la chirurgia bariatrica (dal greco baros, peso) ha anche il merito di migliorare il diabete in questi pazienti oversize, spesso normalizzando i livelli di glicemia e riducendo sensibilmente l’uso di farmaci.
Una ricerca recente su un campione di 1.846 obesi diabetici ha certificato gli effetti della chirurgia sul controllo glicemico. Il 76,8% (1.417) sono guariti del tutto, con un aumento progressivo della percentuale a seconda del tipo di intervento: 47,9% con il bendaggio gastrico (restrittivo), 83,7% con il by-pass gastrico (misto) e il 98,9% con diversione bilio-pancreatica e duodenal switch (malassorbitivo e misto). Nel primo caso il dimagrimento deriva dalla riduzione del volume gastrico. Nel secondo la riduzione della capacità gastrica si accoppia a un moderato malassorbimento. Nel terzo un’estesa parte dell’intestino è esclusa dal transito alimentare.
La diversa perdita di peso può dunque derivare dalle procedure, ma anche da effetti metabolici indipendenti. Oggi si parla perciò di chirurgia metabolica oltre che bariatrica. In effetti, aggiunge Scaringi, è dimostrato che nel by-pass gastrico il miglioramento del controllo glicemico può avvenire pochi giorni dopo l’intervento, prima di un significativo calo di peso. Il beneficio del dimagrimento indotto dalla chirurgia sulla glicemia è tanto maggiore quanto più recente è l’insorgenza del diabete.
I risultati sono comunque valutati in base alla perdita di eccesso di peso in percentuale: in media il 50% con le procedure restrittive, il 75-85% con quelle malassorbitive, il 60-70% con quelle miste e con la tubulizzazione gastrica (o sleeve gastrectomy), che consiste nell’asportare una vasta parte dello stomaco per ridurne il volume.
Oggi si ritiene che il beneficio metabolico della chirurgia possa manifestarsi anche in pazienti con indice di massa corporea inferiore a 35. In casi del genere la chirurgia è proposta ai diabetici da almeno tre anni, con un livello di emoglobina glicata (la spia della glicemia) oltre il 7,5% e con evidente flop della terapia medica nel mantenere stabilmente valori inferiori, malgrado la terapia insulinica. Inoltre, la chirurgia bariatrica è associata ad altri sostanziali miglioramenti: pressione arteriosa (dal 65% all’80% dei casi), apnee notturne, grassi nel sangue (80%), problemi articolari, qualità di vita.
Quanto al rapporto costi-risultati, la chirurgia bariatrica favorisce sensibili economie: l’aumento della spesa per la degenza ospedaliera e per l’intervento è infatti ammortizzato dai risparmi nella spesa farmacologica e ospedaliera tipica dei pazienti con malattie a evoluzione cronica.
Fonte: www.salutedomani.com