Un ormone del fegato contro il diabete di tipo 2

La betatropina del fegato  stimola le cellule β del pancreas a crescere e produrre insulina nei topi, aprendo nuove possibili terapie contro il diabete.

La betatropina stimola la proliferazione delle cellule β pancreatiche nei topi, che si trovano nel isolotto di Langerhans (in foto). Fonte: ROBERT MARKUS/Science Photo Library

Le cellule β del pancreas si moltiplicano rapidamente durante le primissime fasi di crescita del topo e dell’uomo, ma la loro crescita cala drasticamente nell’adulto. Questa capacità di moltiplicarsi può riprendere quando la richiesta di insulina da parte dell’organismo aumenta, come in gravidanza, o in risposta a un danno. Nel caso del diabete, tuttavia, le cellule β vengono distrutte dal sistema immunitario (tipo 1) o non funzionano correttamente (tipo 2), e le persone diabetiche devono quindi ripristinare la quantità di insulina necessaria attraverso iniezioni.

Douglas Melton della Harvard Stem Cell Institute di Cambridge in Massachusetts, Stati Uniti, e colleghi hanno osservato cosa succede nelle cellule β quando il pancreas le spinge a moltiplicarsi, per capire come poter rimpiazzare quelle perse a causa del diabete. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cell.

I ricercatori hanno dato a topi normali di circa 8 settimane una molecola contro il recettore dell’insulina presente sulle cellule, rendendole insulino-resistenti e stimolando il pancreas a produrre insulina nuova. Le cellule β hanno iniziato a moltiplicarsi e ad attivare una grande quantità di geni, di cui solo uno, presente nel fegato e nel tessuto grasso e legato alla produzione di betatropina, ha attirato l’attenzione dei ricercatori. Melton e colleghi hanno, quindi, iniettato la betatropina in un altro gruppo di topi normali e hanno osservato un aumento fino a 17 volte della crescita delle cellule β che producono insulina.

La betatropina viene prodotta anche nell’uomo e potrebbe rappresentare nuove opportunità di cura nel diabete di tipo 2. L’iniezione di questa molecola, infatti, porterebbe ad un’attività sufficiente delle cellule β a produrre l’insulina richiesta per il controllo degli zuccheri nel sangue, e la produzione di insulina da parte del proprio corpo ridurrebbe il rischio di complicazioni dovute all’iniezione di insulina “estranea”.

Il passaggio da topo all’uomo della betatropina richiederà tempo. La moltiplicazione delle cellule β nell’uomo si è dimostrata poco controllabile, i meccanismi d’azione di questo ormone sulle cellule pancreatiche non è noto e ci vorranno circa due anni per produrre betatropina in quantità sufficiente per renderla disponibile nella sperimentazione clinica.

Alessandra Gilardini

Fonte: Cell