Il ruolo del caffè nella prevenzione del diabete

 

L’Istituto per l’Informazione Scientifica sul Caffè (ISIC), ha pubblicato in questi giorni un report sulle ultime ricerche che valutano il ruolo del caffè nella prevenzione del diabete. Gli studi scientifici che dimostrerebbero l’effetto del consumo di caffè nella riduzione del rischio relativo di diabete sono state presentate al Congresso Mondiale sulla Prevenzione del Diabete e delle sue Complicanze (WCPD), tenutosi in Spagna nel Novembre 2012.

Secondo questi studi, bere 3-4 tazze di caffè al giorno riduce di circa il 25% il rischio relativo di sviluppare il diabete di tipo 2, e per ogni tazza in più il rischio diminuirebbe di un ulteriore 7-8%.

I meccanismi con cui il caffè previene lo sviluppo di diabete sono ancora poco conosciuti, e la caffeina potrebbe avere un ruolo da protagonista nella storia. Secondo la spiegazione dell’effetto da parte della “Ipotesi della Spesa Energetica”, la caffeina contenuta nel caffè stimola il metabolismo e aumenta il dispendio energetico del nostro corpo. Secondo, invece, la “Ipotesi del metabolismo dei carboidrati”, l’effetto dei componenti del caffè influenzano in modo importante l’equilibrio dei livelli di glucosio.

Ci sono studi, tuttavia, che attribuiscono al caffè decaffeinato effetti sula riduzione del rischio di diabete simili a quelli osservati per il caffè normale, privando la caffeina del ruolo di molecola chiave nella prevenzione del diabete. Nel caffè, quindi, potrebbero esserci altre molecole responsabili della prevenzione del diabete 2. Secondo teorie diverse da quelle già citate, queste molecole  potrebbero migliorare la sensibilità all’insulina attraverso un’azione sui meccanismi dell’infiammazione, dello stress ossidativo, sugli ormoni e sull’accumulo di ferro  un miglioramento della sensibilità all’insulina.

Il gesto quotidiano più diffuso e piacevole di bere un caffè, se assunto con moderazione e col la giusta dolcezza, può essere un’arma in più per prevenire il diabete 2. E scacciare il freddo.

Alessandra Gilardini

Fonte: Report ISIC